di Leonardo Botta

Alle scuole medie (correvano gli anni Ottanta) sul libro di Antologia lessi un articolo dal titolo “Previsioni per l’anno duemila”, in cui si vaticinavano scenari che l’autore immaginava avrebbe prodotto, da lì a vent’anni, il progresso tecnologico. Tra questi ricordo una nuova modalità di spesa, grazie alla quale il cliente, alzando la cornetta telefonica, avrebbe ordinato generi “alimentari e diversi” in un negozio in cui gli operatori avrebbero poi provveduto a consegnarli direttamente a casa sua.

È andata decisamente meglio, per la nostra gioia. Diciamocelo: oggi vuoi mettere la soddisfazione di acquistare un oggetto (altro che con una telefonata!) con un semplice click di tastiera di pc o smartphone e vederselo recapitare a casa in 24 ore, senza nemmeno il fastidio di andare giù a prelevarlo (“sono il corriere Bartolini; mi aprite il portoncino che vi lascio un pacco nelle scale?”)? E se l’articolo non piace, o non è della taglia giusta, no problem: si fa il reso (questo benedetto).

Certo, dai tempi dei cataloghi di Vestro e Postalmarket, il commercio a distanza ne ha fatta di strada. Oggi con Amazon, Ebay, Shine, Wish, ma anche le sezioni on-line dei negozi di elettronica, di Ikea o Leroy Merlin, migliaia di persone operose, come gli elfi di Babbo Natale, preparano, assemblano, incartano, scartano, caricano e scaricano prodotti di ogni sorta (anche la spesa di generi alimentari) e noi non abbiamo neanche il compito di scrivere una convincente letterina. Non vi è dubbio che l’e-commerce garantisca innumerevoli vantaggi: non ti devi mettere in macchina e passare interi pomeriggi o week end consumando carburante alla ricerca dell’oggetto dei tuoi desideri, magari correndo il rischio di non trovarlo; né devi conservare lo scontrino per l’eventuale sostituzione.

E non vi dico (che ve lo dico a fare?) le fibrillazioni per l’attesa del Black Friday, che come un’Epifania ogni sconto porta via e allora bisogna approfittarne assolutamente, magari caricando preventivamente sul carrello virtuale decine e decine di articoli in attesa del “click day”.

E quando proprio devi uscire per comperare qualcosa, niente paura se non hai contanti in tasca: ci sono i bancomat e le carte di credito sempre pronti all’uso (pardon, alla strisciata); anche qui, con i nuovi sistemi contactless non devi nemmeno inserire la carta nell’apposita fessura e digitare, per piccoli importi, il pin. E se le carte danno fastidio nel portafogli, qual è il problema? Basta scaricare l’app sul cellulare e avvicinarlo allo scannerino: in un secondo “transazione eseguita” e soldini tolti dal tuo conto in banca. Già, ma poi i soldini in banca chi ce li rimette?

Insomma, non è che questa facilità di acquisto in modalità elettronica ci ha reso degli acquirenti compulsivi, depauperando i nostri già esigui risparmi? E quante di queste diavolerie che ci arrivano quotidianamente a casa a mezzo corriere (quest’ultimo ormai è entrato pure nel nostro stato di famiglia) ci servono davvero?

Per cui, al netto degli innegabili vantaggi che ho elencato (alcuni davvero nobili, come le consegne a domicilio per persone con difficoltà di deambulazione) e pur tralasciando le romantiche e nostalgiche obiezioni sulla scomparsa di negozietti e bottegucce sotto casa, resta la domanda dalle mille pistole: tutto ‘sto progresso c’è convenuto?

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