“Il memorandum d’intesa tra Italia e Albania sullo sbarco e il trattamento delle domande di asilo, concluso la scorsa settimana, solleva diverse preoccupazioni in materia di diritti umani e si aggiunge a una preoccupante tendenza europea verso l’esternalizzazione delle responsabilità in materia di asilo”. Lo ha dichiarato Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale che promuove democrazia e diritti umani nei Paesi d’Europa con sede a Strasburgo e 46 Stati membri, da non confondere con istituzioni comunitarie come Consiglio Ue e Consiglio Europeo. Tra i profili di rischio individuati da Mijatovic anche l’automatismo del trattenimento, già censurato nei decreti dei giudici di Catania che hanno liberato i tunisini dal centro di Pozzallo.

“Il protocollo d’intesa solleva una serie di questioni importanti sull’impatto che la sua attuazione avrebbe sui diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti”, dice Mijatovic. “Queste riguardano, tra l’altro, lo sbarco tempestivo, l’impatto sulle operazioni di ricerca e salvataggio, l’equità delle procedure di asilo, l’identificazione delle persone vulnerabili, le condizioni di detenzione, l’accesso all’assistenza legale e i rimedi efficaci”, evidenzia la commissaria. Come segnalato da molti, la selezione delle persone da portare nei centri in Albania dovrebbe avvenire in mare dopo i soccorsi, sulle navi militari italiane. Ma accertare, ad esempio, chi è stato vittima di tratta o ha subito trattamenti inumani e o degradanti, anche nei paesi di transito, potrebbe essere difficile, col rischio di privare alcuni vulnerabili delle garanzie che la legge prevede. “L’accordo crea un regime di asilo extraterritoriale ad hoc caratterizzato da molte ambiguità giuridiche”, aggiunge, spiegando che “in pratica, la mancanza di certezza giuridica probabilmente comprometterà le garanzie fondamentali per i diritti umani e la responsabilità per le violazioni, determinando un trattamento differenziato tra coloro le cui domande di asilo saranno esaminate in Albania e coloro per i quali ciò avverrà in Italia”.

Inoltre, la commissaria avverte della “possibilità di detenzione automatica senza un’adeguata revisione giudiziaria”. Al netto di quanto previsto dal protocollo siglato, e da quanto prevedono attualmente le norme europee, come ha spiegato al Fatto il costituzionalista Paolo Bonetti, la premier Meloni ha precisato l’intenzione di creare due centri, uno sul modello dei Centri di permanenza per il rimpatrio, l’altro dedicato alle procedure accelerate per l’esame delle domande d’asilo. Con il cosiddetto decreto Cutro, poi convertito in legge, il governo ha esteso i casi in cui per l’esame accelerato delle domande prevede il trattenimento in appositi centri. Nel primo centro di questo tipo, aperto a fine settembre a Pozzallo in Sicilia, sono stati trattenuti alcuni tunisini che avevano presentato domanda in zona di frontiera. Privi di documenti come di garanzia finanziaria, sono stati portati a Pozzallo in quanto provenienti da Paese che l’Italia considera sicuro. Secondo i giudici di Catania, un’automatismo incompatibile che le norme nazionali ed europee che vorrebbero, al contrario, una valutazione individuale in merito alla sicurezza del Paese d’origine. Alla mancata convalida dei trattenimenti si è opposto il ministero degli Interni e il ricorso è ora in mano alla Cassazione. Ma se a Pozzallo i giudici competenti hanno potuto esprimersi nei tempi previsti, il Consiglio teme che le stesse garanzie possano allentarsi nei centri gestiti dall’Italia in Albania.

Più in generale, Mijatovic sottolinea che l’accordo tra Italia e Albania fa parte di una tendenza più ampia degli Stati membri del Consiglio d’Europa a perseguire vari modelli di esternalizzazione dell’asilo come potenziale “soluzione rapida” alle complesse sfide poste dall’arrivo di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. “Tuttavia, le misure di esternalizzazione aumentano significativamente il rischio di esporre rifugiati, richiedenti asilo e migranti a violazioni dei diritti umani”, osserva Mijatovic. “Lo spostamento della responsabilità oltre confine da parte di alcuni Stati incentiva anche altri a fare lo stesso, con il rischio di creare un effetto domino che potrebbe minare il sistema europeo e globale di protezione internazionale”, dice la commissaria. “Garantire che l’asilo possa essere richiesto e valutato sul territorio degli Stati membri rimane una pietra miliare di un sistema ben funzionante e conforme ai diritti umani, che fornisce protezione a chi ne ha bisogno. È quindi importante che gli Stati membri continuino a concentrare le loro energie sul miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dei loro sistemi nazionali di asilo e di accoglienza e che non permettano che il dibattito in corso sull’esternalizzazione distolga da questo le risorse e l’attenzione necessarie”. E conclude: “Allo stesso modo, è fondamentale che gli Stati membri assicurino che gli sforzi di cooperazione internazionale diano priorità alla creazione di percorsi sicuri e legali che permettano alle persone di cercare protezione in Europa senza ricorrere a rotte migratorie pericolose e irregolari”.

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