Muha è sbarcato a Lampedusa a inizio 2021. Arrivava da un lungo viaggio dall’Etiopia cominciato un anno prima, allo scoppio della guerra nel Tigrai. Un viaggio costellato di tratte a piedi nel deserto, sei mesi di prigionia in Libia perché da casa non mandavano soldi e maltrattamenti che hanno lasciato brutte cicatrici sulla sua pelle e chissà quali ferite nell’animo e nella psiche. Come bonus alcune traversate fallite con rinvio in Libia e un bagno fuori stagione nelle acque del Mediterraneo. A Lampedusa viene registrato come maggiorenne e spedito in un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) del cuneese dove vive per quasi un anno con adulti di numerose nazionalità.

In realtà la Prefettura di Cuneo, al momento di rilasciare il permesso di soggiorno provvisorio, si accorge che Muha è ancora minorenne e che dovrebbe stare in una struttura per gente della sua età. Siamo a marzo, Muha diventerà maggiorenne solo a dicembre. Lo segnala al Tribunale per i Minorenni di Torino che nomina un tutore. Muha intanto ha cominciato ad andare a scuola e a partecipare ad alcune delle attività, comunali e non, in cui lo hanno inserito i servizi sociali della zona che lo hanno preso in carico in quanto minore. Perché spostarlo proprio adesso che ha cominciato a inserirsi quando a dicembre diventerà maggiorenne e avrà la protezione internazionale come rifugiato? Così sta lì. Intanto la Commissione provinciale, sentita la sua storia, gli accorda lo status di profugo e ottiene un permesso di soggiorno che gli consente di vivere in Italia per i prossimi anni.

In Etiopia Muha ha fatto il liceo, la sua preparazione effettiva è un po’ lacunosa, ma l’inglese lo parla davvero bene. Capirsi con lui non è difficile, semmai è il suo silenzio con gli occhi popolati di fantasmi che rende difficile la comunicazione. Lui vuole fare l’infermiere, sogna che un giorno farà il medico. Vuole cominciare come operatore sociosanitario mentre va a scuola per prendere prima la licenza media, poi la maturità. Per rafforzare la protezione e aiutarlo a percorrere la sua strada, tutore e servizi sociali decidono di chiedere per lui il prosieguo amministrativo. Si tratta di una possibilità offerta dalla legge Zampa (art. 13, comma 2) per cui il minore può restare in carico ai servizi sociali ancora fino ai 21 anni per completare il suo percorso di studi e di inserimento nel mondo del lavoro, oltre che – beninteso – nella società.

Poco prima del suo 18esimo compleanno si presenta l’istanza al Tribunale dei Minori. Con una certa celerità viene disposta l’udienza davanti a un giudice ordinario. Quel giorno di primavera 2022 lo accompagna il tutore, ormai ex, perché lui è già maggiorenne. Intanto Muha, in forza dello status di profugo, viene inserito in uno dei progetti di ospitalità e di accompagnamento alla vita adulta. Sei mesi di bonus – comunità alloggio gratuita con accompagnamento all’autonomia – che diventeranno quasi un anno. Però il provvedimento di concessione del prosieguo amministrativo non arriva mai nonostante i solleciti, tutti via pec, al Tribunale dei Minori di Torino. Muha intanto continua ad andare a scuola, lavoricchia qua e là – mesi pochi, settimane, a volte solo giorni sparsi – per mandare i soldi a casa. La sua famiglia è tornata ad Addi Arkay, la città da cui era fuggita per la guerra, vuole riprendere casa e ricominciare a vendere la frutta e la verdura lungo lo stradone che la attraversa, un lascito della dominazione italiana.

Se una lacrimuccia inumidisce i vostri occhi, cari lettori, potete ricacciarla indietro. Adesso vi racconto come è finita. Passato un anno e mezzo dalla presentazione dell’istanza al Tribunale, un anno dall’udienza per il prosieguo amministrativo, ancora nessuna notizia. Muha si stufa, molla tutto, letteralmente sparisce e se ne va altrove a farsi diversamente sfruttare.

Io sono stato il suo tutore, è sparito anche per me. Ieri mattina – due anni dopo la domanda e un anno e mezzo dopo l’udienza – mi è arrivato il provvedimento del Tribunale dei Minori del 25 ottobre scorso. C’è scritto: “Il minore ha intrapreso un percorso di reinserimento sociale, ma necessita ancora di un supporto prolungato volto al buon esito di tale percorso finalizzato all’autonomia. […]. Ciò risponde, oltretutto, ad un preciso interesse del minore, che non ha altri validi legami ai quali fare riferimento per la propria crescita personale e che si è reso disponibile ad aderire al progetto”. Perciò “Affida il minore al Servizio sociale territorialmente competente che porrà in essere ogni opportuna misura a sostegno del ragazzo volto al buon esito di tale percorso finalizzato all’autonomia sino a quando sarà ritenuto opportuno, ma, comunque, non oltre il compimento da parte dell’interessato del 21esimo anno di età”.

Muha compirà vent’anni il mese prossimo, non si sa dove recuperarlo per dirgli che, alla fine, gli è rimasto un anno di protezione. La burocrazia ha sconfitto anche lui, sprecando soldi per ospitarlo e il lavoro dei tanti che se ne sono occupati, inclusi i funzionari del Tribunale che ho perseguitato per tutto questo tempo. Nel paese dello spreco, anche l’umanità è un genere di consumo buono per giustificare stipendi, servizi e privilegi. Come si fa ad amare un paese così?