Tagliando della Corte dei Conti sull’attuazione del Pnrr, il piano di ripresa e resilienza che per l’Italia vale 191 miliardi di cui 122 in forma di prestiti. Ci sono luce ed ombre. La magistratura contabile segnala come appaia “sempre più urgente, una spedita finalizzazione della fase di revisione del Piano per rimuovere fattori di incertezza, sia per le iniziative che rimarranno gestite nell’ambito del Pnrr sia per quelle che dovranno fuoriuscirne, consentendo a soggetti responsabili e attuatori gli opportuni adattamenti”. Le considerazioni della Corte si riferiscono all’andamento delle attività incluse nel gigantesco piano di rilancio economico svolte nei primi 6 mesi del 2023.

L’esame sul sistema di gestione e controllo sulle attività del Pnrr – affidato all’Organismo indipendente di audit – ha messo in luce controlli coerenti con il quadro normativo e svolti in modo efficace e adeguato al contesto di riferimento, spiega la Corte dei Conti. “Anche le verifiche sulla rendicontazione della spesa delle Amministrazioni titolari, pur con alcune difficoltà, si mostrano in linea con quanto richiesto dall’assetto regolamentare e sono eseguite con tempistiche contenute. Per assicurare il tempestivo espletamento delle verifiche e garantire la liquidità ai soggetti attuatori andrà costantemente monitorata l’adeguatezza organica delle strutture di controllo, soprattutto quando – con l’avanzamento delle iniziative – aumenteranno i riscontri a rendiconto sulle spese effettuate”. La dinamica inflattiva ha comportato un aumento dei prezzi dei progetti previsti dal Piano stimabile nell’ordine del 10,7%. La Corte ha evidenziato come la scelta del governo di far fronte a questi incrementi con le risorse del Fondo opere indifferibili sia risultata efficace. Gli interventi assistiti da risorse integrative fanno emergere, in media, aumenti di prezzo del 12,6%. Le risorse aggiuntive del Fondo hanno rappresentato il 17% del finanziamento Pnrr iniziale.

Tra le criticità la Corte segnala la mancanza di 65mila figure professionali e scientifiche nella Pubblica amministrazione italiana, un gap che rischia di creare difficoltà all’attuazione del Pnrr. In particolare “La realizzazione del Piano può incontrare qualche difficoltà nella limitata dotazione della PA italiana di personale specializzato in ambito digitale. Nel sottolineare tale limite, la Corte rimarca che, per allineare il peso delle figure professionali scientifiche e ingegneristiche agli standard europei, occorrerebbe aumentarne il numero di ben 65mila occupati. Obiettivo che richiederà un particolare impegno, in virtù delle difficoltà riscontrate nell’ultimo biennio dall’attività concorsuale per il reperimento di questi profili professionali”.

“Buoni i risultati raggiunti dagli obiettivi europei” nel Pnrr, scrive poi la Corte dei conti nella relazione presentata al Parlamento. ” Risultano conseguiti tutti e 28, quelli del primo semestre. Un po’ meno performanti i dati sul fronte delle 54 scadenze con rilievo unicamente nazionale. Di quelle in scadenza a giugno scorso, risulta concluso il 74%”. “Dei 69 obiettivi europei del secondo semestre 2023 (la maggioranza dei quali interessati da proposta di modifica nel documento di revisione del Piano), a metà ottobre ne erano stati già conseguiti 10, oltre a 6 su 15 di quelli nazionali del III trimestre 2023″ aggiungono i magistrati contabili.

Articolo Precedente

Cinghia sempre più stretta per gli italiani. Consumi, alimentari e non, in calo anche a settembre

next
Articolo Successivo

Anche Mediolanum non paga la tassa sugli extraprofitti. Utili record ma i Berlusconi non vogliono dare 8 milioni allo Stato

next