Sulla strada della realizzazione del Recovery plan continuano a emergere problemi e ritardi. Mentre la richiesta di revisione presentata alla Ue in agosto sembra ancora passibile di modifiche. Martedì a Palazzo Chigi, durante la cabina di regia per verificare gli obiettivi della quarta rata e monitorare quelli della quinta, il governo Meloni ha confermato che serve un nuovo intervento per evitare di perdere le risorse legate alla realizzazione di 264mila nuovi posti negli asili nido e che la riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni sarà posticipata di un anno. Ma sui Piani Urbani Integrati, l’intervento da 2,5 miliardi per riqualificare le periferie riducendo emarginazione e degrado, il ministro per gli affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto ha aperto alla richiesta degli enti locali di non eliminare la misura dal Piano. “Il governo ha accolto le nostre pressanti richieste e rivisto la propria decisione”, già festeggia il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Soddisfatto anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “Salvi i cinque Pui, tre del Comune di Roma, Tor Bella Monaca, Corviale e Santa Maria della Pietà, e due di Città Metropolitana”

La decisione definitiva in realtà non è ancora stata presa: Fitto ha chiesto ai Comuni di aggiornare entro sette giorni i dati di monitoraggio sui piani “per consentire una valutazione con la Commissione europea rispetto alle prossime azioni da intraprendere”. Stando agli ultimi dati ufficiali estratti dal Mef sulla base delle informazioni contenute nel sistema Regis e nelle banche dati Anac ci sono “criticità e ritardi nell’affidamento dei lavori previsti per il 30 luglio 2023″ che giustificherebbero il definanziamento, ma gli enti locali negano. “Tutti i sindaci presenti hanno confermato che, come risulta anche dalle verifiche dell’Anci, non ci sono ritardi, i progetti stanno procedendo nei tempi stabiliti e dunque rimarranno sotto la copertura del Pnrr”, dice Decaro, che martedì via Corriere della Sera era tornato a criticare la scelta di Fitto di togliere 13 miliardi” ai Comuni spostandoli su altri obiettivi. Il punto di caduta potrebbe essere una norma per responsabilizzare tutti gli enti costringendoli a rispondere con le loro risorse in caso di flop. “In caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo”, ha spiegato Fitto, “i soggetti attuatori saranno chiamati a concorrere al pagamento della sanzione” decisa dall’Ue e “ad assicurare il finanziamento degli interventi ritenuti inammissibili“.

Della collaborazione dei sindaci ci sarà del resto bisogno per correre ai ripari su vari fronti. Innanzitutto gli asili e le scuole dell’infanzia: la Commissione impone di “selezionare un nuovo set di interventi da realizzare, entro il 30 giugno 2026, finalizzati ad incrementare il numero dei posti disponibili”, spiega la nota diffusa dopo la cabina di regia. Serve dunque un nuovo bando, come già previsto dalle proposte di revisione del Piano presentate in estate. Il decreto Caivano ha previsto che il ministero dell’Istruzione insieme al Mef individui come procedere “anche tenendo conto dei dati di copertura del servizio e della popolazione esistente nella fascia di età 0-2 anni”. I Comuni hanno un ruolo cruciale anche nell’attuazione degli interventi per il superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Per raggiungere gli obiettivi fissati per il primo trimestre 2025 il ministero del Lavoro ha “chiesto il coinvolgimento ed il supporto dei Ministeri della difesa e dell’interno” e “preso atto di alcuni disallineamenti fra il fabbisogno presentato dagli enti locali in sede di avvio della misura e quello risultante dalla mappatura successiva”. In pratica non si trovano edifici dove spostare chi vive in ghetti come Borgo Mezzanone e San Severo e ci sono “difficoltà rispetto al mantenimento dell’ordine pubblico per l’attuazione degli interventi programmati”.

Per quanto riguarda lariforma della giustizia, Fitto ha scritto su X che “il ministro Nordio si è impegnato a presentare un piano di azione specifico“. Nei prossimi giorni saranno adottati gli ultimi decreti attuativi relativi alla riforma della giustizia civile. Quanto alla quinta rata, è stata “verificata la situazione sul percorso intrapreso per la digitalizzazione della giustizia”.

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