“Con la proposta di legge che oggi si discute, si è tornati alla prescrizione che quasi riprende il modello ex Cirielli del 2005, quando cioè la prescrizione estingueva un numero impressionante di reati. Ecco perché quel modello venne superato prima dalla riforma Orlando, poi dalla riforma Bonafede, poi dall’improcedibilità della della Cartabia. In effetti, di questa nuova disciplina della prescrizione saranno le vittime dei reati a subire le conseguenze e sarà la comunità nazionale ad essere colpita nella tutela dei beni giuridici”. Questo il cuore dell’intervento alla Camera di Federico Cafiero De Raho durante la discussione generale sulla proposta di legge riguardante le modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione.

“Il ritorno alla prescrizione – continua l’ex magistrato – non incide sui tempi del processo, non accorcia i tempi, non combatte le lungaggini procedurali ma sortisce l’effetto opposto perché riduce i vantaggi del ricorso al patteggiamento e ai riti alternativi. L’autore del reato, confidando nella lentezza della giustizia penale, troverà più attraente l’aspettativa dell’impunità rispetto all’applicazione di una pena mite ma certa. Ma così si ingolfa la giustizia non la si aiuta a eliminare le pendenze”.

Secondo il deputato del Movimento 5 Stelle a soffrire maggiormente della mancanza di una risposta dello Stato saranno i cittadini più poveri, che non potranno che affidarsi alla giustizia penale dello Stato mancando di mezzi economici che permetterebbero di assoldare avvocati in grado di mettere in campo strategie dilatorie.

L’altra critica di De Raho prende di mira anche il momento scelto per intervenire su questa materia, proprio quando la Spazzacorrotti sta dando i primi risultati: “Appare poi totalmente incomprensibile intervenire in questo momento sul tema della prescrizione senza aver verificato i risultati della normativa in vigore. Si pensi che dalla tabella pubblicata dal ministero della Giustizia, quindi il ministero della Giustizia lo sa bene. Nell’ambito del monitoraggio della giustizia penale, negli anni dal 2003 al primo semestre 2023, emerge che, diversamente dagli anni 2003-2020 in cui, tranne sporadiche eccezioni, il trend era in aumento (Parliamo delle pendenze) nell’anno 2021 si registra una riduzione delle pendenze del 3,9% e nel 2022 una riduzione delle pendenze del 8,5%. Nel primo semestre 2023 delle 8,6%. Cioè comincia a funzionare la spazzacorrotti e voi la eliminate quando la spazzacorrotti esercita ed esprime appieno i suoi effetti. Ma li hanno visti questi dati”.

E, conclude: “Con questa disciplina noi effettivamente ci esponiamo ad un gravissimo rischio che è il rischio di tornare indietro di vent’anni, cioè quel che aveva fatto la Cirielli, lo facciamo oggi. Però lo facciamo oggi, con un’Italia che è esposta con un piano nazionale di ripresa e resilienza che deve rispettare anche una riduzione del 25% delle pendenze. Altrimenti perderà ciò che l’Europa ha promesso di dare”.

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