Sono tornati i morti. Stamattina ci siamo svegliati con nuove vittime, causate dalle alluvioni intense, a loro volta legate a una tempesta che sta sconvolgendo l’Europa del nord. L’altra faccia della siccità che parimenti ci tormenta. Di nuovo piangiamo genitori, figli, sorelle, fratelli.

Ma non voglio qui parlare della politica. Soprattutto di quella nazionale. Che questo governo non faccia praticamente nulla per il clima è cosa palese. Si parla di strategia nazionale del nucleare, ma non del fotovoltaico, si punta ancora sul gas, ma il decreto sulle comunità energetiche ancora non arriva (mentre quello sulle aree idonee agli impianti rinnovabili deve ricevere il parere della Conferenza Stato-Regioni), si stravolge il Pnrr stralciando aspetti importanti sulla riforestazione e ambiente, si investono 12 miliardi su un ponte inutile e insostenibile. Il governo ha votato sì al rinnovo dell’uso del glifosato in Europa, dove ormai risulta tra i meno ambientalisti del continente.

Nessun ministro di questo governo parla di emergenza climatica. Di transizione si occupano molto alcuni ministri, come Matteo Salvini, ma solo per denigrarla e sostenere la necessità di affossarla, così come tutte le misure verdi legate a mobilità e altri ambiti. Esulta quando si fermano eventuali misure per la tutela della salute come la nuova Ztl di Roma, che un vergognoso accordo tra Gualtieri e Rocca ha rimandato sine die. Esulta quando il suo governo prende misure persecutorie per gli attivisti ambientali. E così via.

Tutto questo lo sappiamo, ma la stessa opposizione anche evita di parlare di clima. Si teme che non sia un argomento che interessi gli italiani, si teme forse che venga visto come questione da ricchi. Sappiamo che così non è, che la transizione ecologica è anche una transizione sociale – Elly Schlein lo sa bene – che mitigare il clima significa anche proteggere i più deboli. Basti pensare alla distruzione dei raccolti, che sempre più farà alzare i prezzi che nulla potrà fermare. La produzione di olio quest’anno è stata scarsissima e non solo di quello. E non si tratta di una annata, purtroppo, ma di una tendenza destinata ad aggravarsi. Il ministro Lollobrigida, nonostante la sua esaltazione di un Made in Italy che rischia di sparire, non pare preoccuparsene e questo è davvero allarmante. In compenso, l’Italia sovranista ha aperto alla possibilità di utilizzo di ogm, nel silenzio generale della stampa e dell’opinione pubblica.

Appunto, la stampa. Dicevo, la politica la conosciamo, questa politica soprattutto. Ma in questi mesi, diciamo dall’alluvione in Emilia Romagna ad oggi, cosa ha fatto e scritto? Dopo un evento così traumatico ci si sarebbe aspettati che la questione climatica fosse seguita giorno per giorno, passo passo. Che finalmente fosse entrata a pieno titolo sui giornali, nel senso di una cronaca quotidiana. E anche nel senso di suggerire ogni giorno, sempre, cosa bisognerebbe fare per risolvere la crisi sotto tutti i suoi molteplici aspetti.

A me pare di non aver visto nulla di tutto questo. Proprio come la politica, la stampa continua a occuparsi di clima nelle emergenze, vedi ondate di calore e cosiddetto maltempo. Peggio, se ne occupa principalmente come cronaca, cosa che non serve a nulla rispetto alla comprensione e alla soluzione del problema. Peggio, se ne occupa una tantum quando capita un evento e senza darne una lettura a tutto tondo, scientifica, economica, sociale, culturale.

In mezzo, certo, c’è stato il proseguimento della guerra in Ucraina e un’altra tremenda, nuova, guerra. I giornali hanno cominciato a parlare solo e soprattutto di questo. Il resto è scomparso, il clima pure. Si dirà: ma c’è un’emergenza, morti a migliaia. Nessuno nega. Ma a parte il fatto che, come quella in Ucraina dimostra, la copertura delle guerre è anch’essa spesso malfatta, visto che le storie e i particolari toccanti/morbosi superano le vere analisi, il punto è se si pensa questo vuol dire che ancora, ancora, ancora non si è capita l’urgenza della crisi climatica.

La crisi climatica non si ferma. L’emergenza c’è sempre, ogni giorno, ogni minuto. Per questo bisognerebbe raccontarla, soprattutto visto che la stampa dovrebbe raccontare i fenomeni globali, non solo locali (vedi ciò che accade dentro Montecitorio). E se guardiamo il tema climatico a livello globale, possiamo dire che davvero ogni minuto ci sono notizie. Ci sono vittime, morti, di sete, di fame per raccolti persi, annegati in alluvioni, o morti di inquinamento e smog, per ondate di calore.

Di nuovo, di transizione ecologica si occupano solo i giornali di destra, esattamente come fa la politica di destra. Per accanirsi contro Ultima Generazione, per accanirsi contro l’auto elettrica, per raccontare la transizione come una fregatura che i ricchi vorrebbero imporre ai poveri, per affossare l’energia pulita e celebrare l’atomo.

Ma dall’altra parte? Dove sono le inchieste sull’energia, dove i pezzi che fanno le pulci al governo, dove le voci dei climatologi, sempre, ogni giorno, dove i pareri degli esperti che spiegano cosa occorra fare, nel dettaglio, dove l’analisi del capitalismo globalizzato e dei suoi effetti devastanti, dove un dibattito ben fatto sulla decrescita? Dove tutto questo e tutti i giorni? Dove quel lavoro di prevenzione che i giornali dovrebbero fare? Non c’è. Bisogna andare nei giornali di settore, quelli che si occupano di ambiente. Perché per i “grandi” giornali – e anche tg, tv, radio e talk show – la questione climatica non è degna di un’attenzione continua.

Tra un po’ di sarà la Cop28 con relativa fiammata di pezzi, poi nulla. Fino ai prossimi morti. Che amarezza. Che vergogna, anche.

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