C’è un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulle ritrattazioni di alcune vittime delle infiltrazioni della camorra nelle aste giudiziarie ad Avellino. Secondo l’accusa, rimangiandosi le loro precedenti dichiarazioni, le persone offese hanno detto il falso in aula non solo per “loro interessi personali” – sui quali sono in corso “ulteriori approfondimenti investigativi” – ma anche perché una di loro ha una “relazione” con uno degli imputati, Gianluca Formisano. I virgolettati sono estratti da un decreto di perquisizione eseguito nei giorni scorsi su ordine del pm Henry John Woodcock, già titolare del fascicolo madre sulle pressioni del Nuovo Clan Partenio per truccare le aste giudiziarie in Irpinia, tra turbative ed estorsioni alla concorrenza. Un’inchiesta nata negli anni scorsi e culminata nel novembre del 2020 in diverse misure cautelari.

Ora è in corso il processo. In cui tre testi-parti offese, sentiti tra il settembre e l’ottobre dell’anno scorso, si sono rimangiati alcune dichiarazioni rese su Formisano in fase di indagini, sostenendo che i carabinieri del Comando provinciale di Avellino avessero manipolato i loro verbali, commettendo quindi un reato. Un’accusa falsa e infondata, come ha stabilito l’archiviazione dell’indagine aperta dalla Procura di Avellino sull’operato dei militari. Mentre invece procede spedita quella per calunnia e falsa testimonianza, con l’aggravante camorristica, aperta dalla Dda contro i tre testimoni, Ciriaco De Nardo, la figlia Caterina De Nardo e Daniela Marra. A condurre l’inchiesta è il Nucleo di Polizia economica della Guardia di finanza di Napoli, che ha depositato un paio di informative tra luglio e ottobre per fare il punto su nuove testimonianze, accertamenti patrimoniali e bancari e nuove intercettazioni.

Il 12 luglio la Finanza ha perquisito e sequestrato tra l’altro i cellulari dei tre indagati: l’analisi dei device e delle conversazioni intercettate ha portato a galla l’esistenza di una “relazione personale duratura e continuativa” tra Formisano e Caterina De Nardo, “contestuale alla testimonianza resa da quest’ultima nel contesto del processo riguardante (tra l’altro) lo stesso Formisano, emergendo poi (in particolare dal copioso scambio di messaggi WhatsApp intercorsi tra i due), ancor più specificamente, come lo stesso Formisano abbia suggerito e “imbeccato” sia la De Nardo Caterina sia il De Nardo Ciriaco in ordine alle dichiarazioni (reticenti, mendaci e calunniose) e alla versione che i suddetti avrebbero dovuto rendere (e che poi hanno reso)”. Per Marra invece ci sono “elementi significativi e idonei a ritenere” che abbia detto il falso in aula “per paura”, perché minacciata. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Caterina De Nardo ha persino incontrato Formisano il giorno dell’udienza per “ripassare” la deposizione. Piccolo particolare: Formisano era agli arresti domiciliari.

Articolo Precedente

Antimafia, i 5 stelle a difesa di Scarpinato: “Da Forza Italia schizzi di fango. L’indagine Mafia e appalti non venne mai archiviata”

next
Articolo Successivo

La Commissione Antimafia scorda i collaboratori di giustizia: svista o disegno politico?

next