Sotto il cielo di Gaza, fiammeggiante per gli incessanti raid israeliani che vanno avanti dal 7 ottobre, ci sono 120 vite che non dipendono, o almeno non solo, dalla precisione dei razzi di Tel Aviv, ma dagli approvvigionamenti che proprio lo ‘Stato ebraico’ sta negando alla popolazione di Gaza. Sono 120 neonati che vedono le proprie speranze di sopravvivenza diminuire ogni ora che passa perché legate alle incubatrici nelle quali vengono tenuti. Con il blocco di Israele che priva la popolazione di Gaza dei beni di prima necessità, tra cui elettricità e carburante per i generatori a gasolio, rimangono poche ore prima di un blackout totale. A quel punto, le incubatrici si spengeranno e con esse anche le vite dei 70 neonati incapaci di respirare autonomamente.

A denunciare il pericolo per le giovani vite di Gaza è anche l’Onu che da giorni chiede l’immediato sblocco delle forniture. Ma Israele è stato chiaro: nessun bene diretto a Gaza passerà dal suo territorio. Unica via d’ingresso è quindi il valico di Rafah, dall’Egitto, dove però il numero di camion ai quali è stato permesso di passare rimane molto più basso rispetto alle esigenze calcolate dalle Nazioni Unite. Secondo quanto scrive su Twitter Mustapha Barghouti, leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese che sta monitorando la situazione dei neonati a Gaza, sono ormai poche le ore che separano la Striscia dal blackout che, a suo dire, dovrebbe arrivare nella notte di mercoledì.

A questo si aggiungono i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui almeno 50mila donne incinte a Gaza non possono accedere ai servizi sanitari essenziali e circa 5.500 partoriranno nel prossimo mese. Nonostante ciò, almeno sette dei quasi 30 ospedali nell’enclave palestinese sono stati costretti a chiudere a causa dei danni provocati dagli attacchi israeliani e dalla mancanza di energia elettrica, acqua e altre forniture. I medici degli ospedali hanno lanciato più appelli: “Il mondo non può semplicemente stare a guardare. Non agire significa condannare a morte i pazienti, tra cui i neonati nelle incubatrici”, ha dichiarato Melanie Ward, direttrice del gruppo di soccorso Medical Aid for Palestinians.

Israele risponde alle accuse sostenendo che Hamas sia in possesso di ben 500mila litri di gasolio all’interno della Striscia. Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno pubblicato un’immagine satellitare su X nella quale si mostrano dei depositi per il carburante che si trovano all’interno di Gaza: “Questi serbatoi di carburante sono all’interno di Gaza – scrivono – Contengono più di 500mila litri di carburante. Chiedete a Hamas se potete averne un po’”. Immagini che però non provano la presenza di carburante a Gaza, dato che quei contenitori potrebbero semplicemente essere vuoti.

Twitter: @GianniRosini

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