Bisan Odehis, giovane attivista umanitaria di ActionAid Palestina, in una video-testimonianza racconta la situazione all’unità neonatale dell’ospedale Al Shifa. Con il poco carburante rimasto a Gaza, la comunità sta dando priorità ai bisogni degli ospedali e non a sé stessa, quindi tutto il carburante disponibile è destinato a far funzionare i generatori degli ospedali. In ogni caso, però, racconta l’attivista “c’è bisogno di incubatrici ma non ce ne sono abbastanza”. “I bambini hanno bisogno di cure, le madri hanno bisogno di cure, ma non ci sono posti”, dice ancora, raccontando la storia di un piccolo nato prematuro.

ActionAid, diffondendo il racconto, chiede che acqua cibo e carburante entrino immediatamente a Gaza. “La loro privazione è una punizione collettiva che costituisce non solo una violazione del diritto internazionale, ma anche una grave violazione dei diritti umani fondamentali in base al diritto internazionale”, spiegano gli attivisti che chiedono inoltre “la creazione di un corridoio umanitario che consenta il passaggio delle forniture umanitarie essenziali, compresi i rifornimenti medici, il carburante e i beni non alimentari”.

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