Il Parlamento si prepara a far scomparire l’azionariato critico, ovvero lo strumento con cui le organizzazioni possono far sentire la propria voce su temi socio-ambientali legati alle attività di grandi entità finanziarie e aziende italiane, spesso partecipate in maniera significativa dallo Stato. Si consuma così l’ultimo atto dell’iter del disegno di legge 674 (‘Interventi a sostegno della competitività dei capitali’), attualmente in discussione a Palazzo Madama. Se il testo permetterà, una volta approvato, di apportare modifiche statutarie e introdurre limitazioni significative all’accesso in assemblea, un recente emendamento, a prima firma della senatrice Cristina Tajani, punta poi a tenere le assemblee degli azionisti a porte chiuse anche nel 2024, per il quinto anno consecutivo.

Già, perché quelle porte sono rimaste chiuse per quattro anni. Prima a causa dell’emergenza sanitaria derivante dalla pandemia, poi la misura è stata reiterata dai decreti-legge Milleproroghe. “Chiusura del cerchio: si vogliono apportare importanti e sostanziali modifiche statutarie durante le assemblee straordinarie, senza la presenza degli azionisti e impedendo poi in forma definitiva un reale confronto su questioni di vitale importanza, a partire dalle prossime assemblee ordinarie del 2024”, denunciano ReCommon, Isde Italia, Greenpeace Italia, The Good Lobby e Fondazione Finanza Etica. Secondo le associazioni si punta “a impedire agli azionisti critici di portare le istanze delle società civile nei consessi annuali delle più grandi multinazionali e banche italiane”.

La disposizione e le prese di posizione – Non è un caso se il disegno di legge “ha fatto storcere il naso anche a soggetti al di fuori della società civile” spiegano le associazioni, ricordando il caso della Consob, che in audizione al Senato aveva espresso il suo parere negativo in merito. “Tale disposizione incide sui diritti egli azionisti e sulla partecipazione assembleare e non appare in linea con i principi ispiratori della direttiva Shareholders Right” ha sottolineato il presidente Paolo Savona. “Il legislatore ha ignorato non solo le voci degli azionisti critici, ma anche quella, autorevole, del presidente di Consob, che ha ritenuto lesiva dei diritti degli azionisti la modalità di svolgimento delle assemblee a porte chiuse” spiega Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica.

Oltre al danno, la beffa – L’affondo nel corso dell’ultima discussione in Commissione Finanze (quella relativa agli emendamenti) prima del passaggio in assemblea al Senato. Sul tavolo l’articolo 12 sulle assemblee degli azionisti: tutti gli emendamenti sono stati respinti o ritirati, ad eccezione dell’emendamento 12.12. Il testo era già stato presentato ad agosto scorso, ma è stato riformulato e approvato in quest’ultima versione, in attesa del parere positivo anche della Commissione Bilancio. Il nuovo emendamento reitera quanto disposto nel Decreto legge Cura Italia del 17 marzo 2020 e, quindi, punta a tenere anche nel 2024, per il quinto anno consecutivo, le assemblee degli azionisti a porte chiuse. “Nelle assemblee delle società si decide anche del nostro futuro, in un presente precario di crisi climatica, guerre, povertà energetica ed economica che le stesse hanno contribuito ad alimentare. È una questione di trasparenza e democrazia” commenta Simone Ogno di ReCommon. Per Silani a essere lesi sono gli interessi legittimi degli azionisti “che dovranno essere difesi in tutte le sedi se, malauguratamente, la norma verrà approvata in questa versione”.

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