Quello di ottobre è un mese che tinge i suoi giorni con ogni sfumatura di rosa. Un colore che esprime la femminilità in ogni forma della vita di una donna.

Il nastro rosa stringe attorno a sé una comunità coesa e solidale nel fronteggiare il tumore al seno; una malattia che negli anni è stata dirompente protagonista tra le patologie che colpiscono le donne. Fu così che nel 1992 Evelyn H. Lauder, dopo la sua diagnosi di cancro al seno, percepì l’importanza di unificare le donne affette da questa malattia sotto uno stesso simbolo, il nastro rosa, dando voce alla necessità di un’alleanza contro un nemico comune.

Il tumore al seno è un vocabolo risonante tra le corsie degli ospedali, ma è certamente una diagnosi che atterrisce la paziente e chi la circonda: secondo il Ministero della Salute una donna su 8 ha probabilità di sviluppare il carcinoma mammario; sebbene però negli ultimi anni il tasso di incidenza sia in crescita (+0,5% rispetto al 2020), emergono dati confortanti che fronteggiano questo trend in salita; la sopravvivenza media dopo i 5 anni dalla diagnosi è dell’88%, comportando una netta riduzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8%/anno).

Il nastro rosa, quindi, è un campanello che ci apre le porte alla prevenzione contro il tumore al seno, promuovendo l’importanza della diagnosi tempestiva e volgendo lo sguardo ad un iter diagnostico e terapeutico efficace. Molte sono le associazioni che cooperano a questa causa, invitando il maggior numero di donne a visite senologiche e chirurgiche gratuite. A tal proposito la Breast Unit del Policlinico Tor Vergata di Roma tende una mano ad ogni donna, progettando la piattaforma web gratuita insenoallasalute.it per offrire alle pazienti un supporto virtuale a loro disposizione in ogni momento, guidandole fino ai nostri ambulatori in caso di necessità.

La nostra équipe multidisciplinare prende in carico il paziente in una visione globale del suo benessere psico-fisico, disegnando un percorso specifico per ognuna e accompagnando la paziente step-by-step in tutte le fasi del suo percorso di prevenzione e della malattia. Come i pezzi di un unico puzzle il tempismo diagnostico, il sostegno psicologico e il trattamento chirurgico senologico ablativo e plastico ricostruttivo compongono il quadro della Breast Unit del Policlinico Universitario Tor vergata.

Dunque attraverso il breast cancer-&-reconstruction awareness, e in linea con i principi di universalità, uguaglianza ed equità del nostro SSN, ci poniamo come obiettivo quello di offrire le migliori tecniche chirurgiche ricostruttive cucite meticolosamente su misura sulle singole esigenze della paziente, al fine di riformulare un’immagine corporea che attenui le stigmate della malattia.

Questo è reso possibile grazie all’attenzione posta nei riguardi della ricerca scientifica e alle più innovative tecniche chirurgiche ricostruttive autologhe (con i tessuti propri della paziente) e alloplastiche (con impianti protesici) offerte alle pazienti dalla nostra équipe. Tecniche ricostruttive autologhe quali il lembo FALD ergonomico per la ricostruzione del seno dopo radioterapia, il lembo DIEP (trapianto del tessuto addominale nella regione mammaria) per la ricostruzione secondaria dopo perdita dell’impianto protesico sono fondamentali per offrire alle pazienti una valida alternativa alle protesi mammarie, valorizzando gli outcomes estetici graditi dalle nostre pazienti e abbattendo i limiti temporali dell’impianto protesico. Spesso però la chirurgia plastica deve rispondere alle stigmate residuate dalla chirurgia oncologica demolitiva, e in questi casi la ricostruzione in un unico tempo chirurgico con lembo DIEP associato a trapianto dei linfonodi (Lympho-DIEP), interviene non solo nella cura e risoluzione di problematiche conseguenti alla mastectomia, ma anche a ripercussioni relative ad una linfadenectomia ascellare radicale, che porta con sé esiti quali il linfedema dell’arto superiore di notevole impatto nella vita quotidiana della paziente.

Tecniche ricostruttive ibride, al contrario, associano impianti protesici a tessuti autologhi come il tessuto adiposo prelevato da aree donatrici della paziente stessa, al fine di attenuare esiti talvolta sgradevoli della protesi mammaria.

È dunque importante offrire ad ogni donna la migliore soluzione ricostruttiva, specifica per ciascuna, a seconda delle peculiari esigenze dettate dalla procedura demolitiva, con la finalità di restituire un’immagine corporea possibilmente non alterata dalla malattia.

La prevenzione è certamente la cura più efficace per prevenire il tumore della mammella e l’Ottobre Rosa ci sprona a porre attenzione al nostro corpo e alla nostra salute, dunque prendiamoci cura di noi stessi.

Articolo Precedente

Dai divani alle padelle, attenzione alla presenza di Pfas negli oggetti di uso quotidiano: “Aumento del colesterolo e maggior rischio di infarto”

next
Articolo Successivo

Dormire fino a tardi nei fine settimana? Fa invecchiare precocemente, lo dice la scienza

next