Nel febbraio dello scorso anno, dopo un rinvio della Cassazione, Gianni Alemanno era stato condannato a un anno e 10 mesi nell’ambito del processo Mondo di mezzo. Oggi i difensori dell’ex sindaco di Roma hanno depositato una istanza al Tribunale di Sorveglianza per chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali in relazione alla condanna passata in giudicato. Per Alemanno l’accusa era finanziamento illecito e traffico di influenze. Era stato assolto dall’accusa di corruzione dalla Cassazione che aveva derubricato un episodio contestato in traffico di influenze.

Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2014, per il tramite l’ex ad di Ama Franco Panzironi, l’esponente dell’allora An avrebbe ricevuto, attraverso la sua Fondazione Nuova Italia, oltre 223mila euro tra cene elettorali, finanziamenti alla sua associazione e denaro contante. Una parte consistente dei soldi sarebbe arrivata nell’ottobre 2014, a due mesi dalla prima ondata di arresti avvenuti il 4 dicembre. Soldi, secondo l’accusa, arrivati dai due principali protagonisti dell’inchiesta ex “mafia capitale”: Salvatore Buzzi, a capo dell’universo di cooperative racchiuse sotto il marchio della 29 Giugno, e Massimo Carminati, noto estremista di destra.

La vicenda giudiziaria dell’ex primo cittadino della Capitale era iniziata nel dicembre del 2014 con una perquisizione domiciliare e l’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito della operazione Mondo di Mezzo. Nei suoi confronti l’accusa iniziale era di concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso e corruzione. Per il concorso esterno gli stessi pm chiesero e ottennero l’archiviazione nel febbraio del 2017. La posizione dell’ex sindaco venne, però, stralciata e per lui restò in piedi la corruzione (per cui poi è stato assolto in via definitiva) a cui si aggiunse il finanziamento illecito.

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