Stop al regime di carcere duro per Alfredo Cospito. A chiederlo è stata la Direzione Nazionale Antiterrorismo e Antimafia nel corso dell’udienza davanti al tribunale di Sorveglianza di Roma. A renderlo noto è stato l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che difende l’anarchico. Il tribunale si è riservato di decidere.

La decisione dei giudici arriverà nei prossimi giorni. L’udienza era stata fissata dopo una istanza del difensore contro i rigetti da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio di due richieste di revoca anticipata del regime del carcere duro. A ordinare il 41 bis per Cospito era stato il dicastero di via Arenula nel maggio del 2022, quando Marta Cartabia ricopriva il ruolo di guardasigilli. Secondo le accuse Cospito inviava messaggi ai “compagni anarchici” con alcuni articoli che faceva pubblicare su riviste di settore. Nel reclamo l’avvocato scrive che per due volte il Tribunale del Riesame “ha escluso che le esternazioni del Cospito siano idonee a istigare o i soggetti presenti all’esterno a determinarsi a specifiche condotte criminose, ritenendo al contrario che le medesime si sostanzino nella manifestazione del pensiero politico del suo autore”.

Dopo alcuni mesi di carcere duro Cospito aveva iniziato uno sciopero della fame per contestare l’applicazione del 41bis. L’anarchico era finito al centro di un vero e proprio caso politico, culminato con la lettura nell’aula della Camera di alcune sue intercettazioni con esponenti di associazioni mafiose. Condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione per aver gambizzato Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare, nel giugno scorso l’anarchico è stato condannato dalla corte d’Assise d’Appello di Torino a 23 anni di carcere per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, del 2 giugno 2006. Si tratta di una vicenda che la Cassazione aveva riqualificato come strage politica, punibile dunque con l’ergastolo. Il nuovo processo di secondo grado è ripartito dopo che la Consulta è stata chiamata e esprimersi sul caso, dichiarando incostituzionale il mancato riconoscimento delle attenuanti e aprendo dunque a uno sconto di pena per l’anarchico. Che è stato poi riconosciuto dal nuovo processo d’Appello.

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