Centinaia di morti. Duecento, trecento. Cinquecento, secondo il ministero della Sanità della Striscia di Gaza. Una strage di civili e operatori sanitari, in ogni caso. Il missile che ha colpito l’Al-Ahli Arabi Baptist Hospital di Gaza, struttura in cui si erano rifugiate molte famiglie, ha scatenato uno scambio di accuse tra Hamas e Israele su chi abbia effettuato il lancio. Secondo gli arabi si è trattato di un raid dell’aviazione di Tel Aviv, mentre l’esercito israeliano parla di uno strike fallito da parte della Jihad islamica, che ha negato un suo coinvolgimento. Troppo presto perché le colpe siano accertate. Di certo è stato un massacro, che ha coinvolto molti bambini e rischia di incendiare ulteriormente la situazione scatenando reazioni incrociate proprio alla vigilia della visita del presidente Usa Joe Biden. Nelle ore successive il mondo arabo è insorto, con dichiarazioni pesantissime da parte di Iran, Turchia, Giordania, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ai quali si è aggiunta la Russia. E si sono vissuti momenti di tensione a Ramallah, Amman, Tunisi e perfino a Istanbul nei paraggi di ambasciate e consolati di Israele.

Hamas in un comunicato ha accusato lo Stato ebracio del “massacro” parlando di “genocidio”. “Basta con il silenzio sull’aggressione – si legge – e la sconsideratezza dell’occupazione”. Il portavoce del ministero della Sanità della Striscia di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha affermato che “almeno 500 persone” hanno perso la vita a causa dell’attacco aereo. L’esercito israeliano in primo momento aveva parlato di “verifiche in corso”, quindi con il passare delle ore ha circostanziato le sue accuse: “L’ospedale non era un edificio sensibile e non era un obiettivo dell’esercito”. Quindi ha spiegato la propria versione: “La Jihad islamica è responsabile di un lancio fallimentare del razzo che ha colpito l’ospedale”. Alla base della ricostruzione ci sono “un esame dei sistemi operativi dell’esercito” e “di informazioni di intelligence di fonti diverse”. In molti in Rete hanno fatto notare come Hananya Naftali, portavoce recentemente assunto dal premier Bibi Netanyahu, abbia prima rivendicato l’attacco parlando della struttura come di una “base terroristica” e poi cancellato il tweet su X sostituendolo con uno di segno opposto.

In seguito alla strage nella struttura ospedaliera, il presidente palestinese Abu Mazen ha proclamato tre giorni di lutto e ha cancellato, come riporta Haaretz, l’incontro con Biden in programma mercoledì. Quanto avvenuto all’Al-Ahli Arabi Baptist Hospital, sostiene invece l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, “non può essere tollerato dalla morale delle Nazioni”, ha scritto su X Hussein al-Sheikh, segretario generale del Comitato esecutivo dell’Olp. Al-Sheikh ha parlato di un “genocidio in corso” e ha fatto “appello alla comunità internazionale affinché intervenga immediatamente per fermare questo massacro”.

La prima reazione nel mondo arabo è stata quella dell’Egitto che ha condannato “con la massima fermezza il bombardamento israeliano”. Il Cairo ritiene che “questo deliberato bombardamento di strutture civili costituisca una grave violazione delle disposizioni del diritto internazionale e umanitario e dei valori più basilari dell’umanità” e invita Israele “a porre fine immediatamente alle sue politiche di punizione collettiva contro le popolazioni della Striscia di Gaza”. Durissimo il commento di Iran e Turchia. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, ha definito l’attacco “un brutale crimine di guerra e un genocidio”. Il “regime sionista, continuando i suoi vergognosi crimini contro il popolo palestinese, commettendo questo crimine atroce e orribile – si legge in una nota diffusa sul canale Telegram del ministero – ha dimostrato ancora una volta la sua ferocia e brutalità verso tutti”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece sostenuto che “colpire un ospedale con donne, bambini e civili innocenti è l’ultimo esempio di attacchi israeliani privi dei valori umani più basilari. Invito tutta l’umanità ad agire per fermare questa brutalità senza precedenti a Gaza”. Anche la Giordania “condanna fermamente l’attacco” e il re Abdallah ha parlato di una guerra che è “entrata in una fase pericolosa, che trascinerà la regione in una catastrofe”. Il raid sull’ospedale, ha aggiunto, è “un vile massacro contro innocenti civili che non può essere tollerato” e ha quindi intimato a Israele di “fermare la sua brutale aggressione” a Gaza. La Russia e gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto una riunione urgente e aperta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per mercoledì mattina dopo l’attacco. La ong Medici senza frontiere si è invece detta “inorridita” dal “bombardamento israeliano dell’ospedale” che “curava pazienti e ospitava sfollati di Gaza”. Un “massacro”, ha aggiunto Msf, “assolutamente inaccettabile”.

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