Il 7 ottobre Hamas ha lanciato un attacco complesso e multifronte, il tipo di attacco coordinato che richiede mesi per essere pianificato ed eseguito. L’attacco è tanto più scioccante dato che arriva 50 anni dopo il fallimento di Israele nel respingere un attacco a sorpresa lanciato da Egitto e Siria durante la festa ebraica, Yom Kippur. Quel fallimento dell’intelligence ha spinto alla creazione di una commissione per capire cosa è andato storto.

In merito ai fatti attuali decine se non centinaia di militanti di Hamas sono stati coinvolti nell’attacco combinato aereo, terrestre, marittimo e missilistico, suggerendo che il circolo di conoscenze era ampio. Inoltre, secondo il Wall Street Journal, Teheran ha contribuito a pianificare e finanziare l’impresa, con incontri che si sono svolti a Beirut. Per i palestinesi di Gaza, gli occhi di Israele non sono mai molto lontani. I droni di sorveglianza ronzano costantemente nei cieli. Il confine altamente protetto è inondato di telecamere di sicurezza e soldati di guardia. Eppure gli occhi di Israele sembravano proprio esser chiusi qualche giorno fa.

A prima vista, la situazione sembra essere un enorme fallimento dell’intelligence. Allora come mai i servizi segreti israeliani, tra i migliori al mondo, sono stati colti di sorpresa? La prima domanda che gli investigatori si sono posti è se lo Shin Bet, il Mossad e le forze di difesa israeliane hanno emesso avvertimenti di un attacco imminente. Un rapporto del sito d’inchiesta Axios ha rivelato che la notte del 6 ottobre precedente all’attacco l’intelligence israeliana aveva individuato segnali di attività irregolare fra i miliziani di Hamas a Gaza ma i vertici delle Forze di difesa israeliane (IDF) e dello Shin Bet (Agenzia di sicurezza interna israeliana) hanno deciso di non porre in allarme rosso le forze schierate al confine con la Striscia. Secondo Axios i segnali individuati sembravano indicare un possibile attacco o una esercitazione.

La comunità dell’intelligence sapeva che era in corso un complotto, ma l’avvertimento probabilmente era troppo generico per portare a un’azione preventiva decisiva. I politici spesso si aspettano più precisione: un attacco da parte di questa entità avverrà in questo luogo e in questo momento. Raramente, se non mai, si riesce a ottenere un quadro così chiaro. L’assalto di Hamas a Israele potrebbe trasformarsi in un caso di avvertimento non specifico: alcuni rapporti indicano che l’intelligence statunitense e israeliana stavano osservando l’aumento delle tensioni, ma non c’era alcun avvertimento preciso di un attacco imminente.

Il New York Times ha riferito che l’intelligence israeliana ha lanciato un avvertimento specifico alle guardie di frontiera immediatamente prima dell’attacco, segnalando un aumento dell’attività, ma tali avvertimenti sono rimasti inascoltati per ragioni poco chiare. L’attacco di Hamas ha sorpreso molti per la velocità di esecuzione. È verosimile che Hamas o meglio il suo bracciato armato abbia perfezionato le tecniche di controspionaggio e di sicurezza operativa, optando per messaggi orali o scritti a mano con l’ausilio di staffette umane e pizzini. Questo sistema di controspionaggio nasce da un accordo con le guardie della rivoluzione iraniana e con Hezbollah.

“Il vero problema qui è probabilmente che gli israeliani semplicemente non credevano che Hamas avrebbe rischiato un’infiltrazione oltre confine”, ha detto Aaron David Miller, membro senior del Carnegie Endowment for International Peace ed ex negoziatore del Dipartimento di Stato per il Medio Oriente. “La mancanza di forze israeliane sufficienti in quella zona è stata un grave fallimento”. Nel corso dei decenni le agenzie di intelligence israeliane hanno acquisito un’aura di invincibilità ma il recente assalto, che ha colto Israele alla sprovvista durante un’importante festività ebraica, getta quella reputazione nel dubbio e solleva interrogativi sulla preparazione del Paese di fronte a un nemico debole tecnologicamente ma ben determinato.

Alcuni sostengono che sia troppo presto per attribuire la colpa esclusivamente a un fallimento dell’intelligence. Sottolineano un’ondata di violenza in Cisgiordania che ha spostato lì alcune risorse militari e il caos politico che agita il paese a causa dei passi del governo di Netanyahu per rivedere il sistema giudiziario. Ora non c’è tempo viste le operazioni di guerra in atto ma i conti prima o poi si faranno.

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