L’Iran ci sostiene da 40 anni. Non c’è spazio per il dialogo, fino ad oggi non ha portato a niente”. La linea è quindi chiara: avanti fino alla sconfitta d’Israele. A tracciarla è Osama Hamdan, uno dei leader di Hamas in Libano, che in un’intervista a Repubblica, parlando dal quartier generale nella roccaforte del partito sciita Hezbollah, spiega la strategia del gruppo islamista che governa la Striscia per combattere “l’occupazione israeliana”. Una strategia che può portare anche a un allargamento del conflitto coinvolgendo la Repubblica Islamica. E nega che obiettivo dell’attacco del 7 ottobre fossero i civili: “Noi puntiamo ai militari, quelli sono danni collaterali”.

Dopo aver incontrato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, Hamdan spiega che il gruppo rimane fedele alla sua strategia: nessuna diplomazia, avanti con la lotta armata. “La comunità internazionale comincia a realizzare che la causa palestinese è ancora viva e che tutto quello che è stato detto su una soluzione politica, su un accordo, è finito – spiega – Gli americani pensavano di averla chiusa, gli israeliani avrebbero ripreso il controllo di tutta l’area C, costruito nuovi insediamenti in Cisgiordania, cacciato i palestinesi, giudaizzato tutta la città di Al Quds (Gerusalemme, ndr). Nessuna proposta su uno Stato palestinese da Biden e Blinken. Ad Abbas (Abu Mazen, ndr) hanno promesso il G5 e che avrebbero continuato a finanziarlo se l’Autorità nazionale palestinese (Anp) avesse svolto il suo compito, cioè garantire la sicurezza di Israele. Ora hanno capito che le causa palestinese è tutt’altro che morta. Libereremo la nostra terra e tutti i circa 5mila prigionieri palestinesi in Israele”.

Sulla strage di civili innocenti, il membro di Hamas risponde dicendo che di vittime civili tra i palestinesi ce ne sono ogni giorno: “Ci sono 500 palestinesi che hanno anche cittadinanza americana uccisi a Gaza, nessuno si è preoccupato della loro sorte. Shireen Abu Akleh la conosce? Giornalista palestinese uccisa dagli israeliani. Gli americani non hanno fatto niente”. E arriva a negare che fossero le persone comuni l’obiettivo dei miliziani islamisti penetrati in territorio israeliano. Anzi, nega proprio che ci siano tutte le vittime civili dichiarate da Israele: “Non ci sono prove di morti alla festa di cui parla. È una storia raccontata solo dagli israeliani. Il nostro obiettivo era attaccare i militari. Incluso il quartier generale della brigata di Gaza. I civili non erano un obiettivo. Forse c’è stato qualche incidente, ma non erano un obiettivo”.

Gli viene chiesto anche se il suo gruppo sia disposto a negoziare con Israele o altri Paesi per il rilascio dei circa 130 ostaggi ancora nelle mani dei miliziani. Ma anche su questo Hamdan alza una barriera: “Non sono ostaggi, sono prigionieri di guerra. Non credo che ci sarà uno scambio di prigionieri fino a quando Israele non cesserà gli attacchi. Non negozieremo sotto il fuoco”.

Infine, la principale preoccupazione delle cancellerie occidentali: l’allargamento del conflitto. Gli Stati Uniti, fino ad oggi, hanno chiarito che non ci sono prove del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco sferrato da Hamas. Se queste dovessero emergere, il rischio sarebbe uno scontro diretto tra Israele (e i suoi alleati) e il loro principale nemico nell’area mediorientale. Uno scontro che non si limiterebbe a una guerra convenzionale, dato che stiamo parlando di Paesi che hanno sviluppato tecnologie nucleari. “Ci sono chance reali che questo (l’allargamento del conflitto, ndr) accada. L’America vuole la guerra. Vogliono finire Hamas per finire la causa palestinese, così la normalizzazione va avanti e Israele diventa il poliziotto del Medio Oriente. Questo voleva dire Netanyahu con ‘cambierò il Medio Oriente’. Ma i palestinesi combatteranno. E se gli americani si uniscono agli attacchi contro di noi, l’Asse della Resistenza reagirà. L’Iran sostiene la causa palestinese da 40 anni e sta portando il suo supporto a un livello superiore”.

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