Salgono ancora gli scambi commerciali tra Cina e Russia. Lo scorso settembre hanno superato i 21 miliardi di dollari, l’ammontare più elevato dall’inizio della guerra in Ucraina, nel febbraio 2022. In particolare l’export di Pechino è salito del 21% a 9,6 miliardi, accelerando rispetto al +16% di agosto. L’import dalla Russia, invece, è salito dell’8%, a 11,53 miliardi, ad un passo più che doppio rispetto al 3% di agosto. Sotto le sanzioni occidentali, la Russia si è rivolta a Pechino per ottenere sostegno economico, beneficiando della forte domanda cinese di petrolio, gas e grano. L’import di prodotti cinesi, a cominciare da auto e prodotti elettronici, ha compensato il venire meno delle forniture occidentali bloccate dalle sanzioni. Lo scorso 13 ottobre il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo la crescita del Pil russo nel 2023 portandolo da + 1,5 a 2,2% mentre quelle per il 2024 sono state limate dello 0,2% a 1,1%. Il Pil della Cina è visto in crescita del 5% nel 2023 (- 0,2% sulle stime di luglio) e del 4,2% nel 2024.

In generale in settembre la Cina ha registrato un surplus commerciale di 77,7 miliardi di dollari (era di 82,7 nello stesso mese del 2022), in rialzo sui 68,36 miliardi di agosto e meglio delle attese degli analisti che indicavano un avanzo di 70 miliardi. Il contesto economico del paese rimane incerto. L’export, secondo le Dogane cinese, ha avuto infatti un calo del 6,2% (da -8,8% di agosto), meglio del -7,6% stimato alla vigilia, segnando la quinta flessione mensile di fila per la debolezza della domanda globale. In contrazione anche l’import, per il settimo mese consecutivo: -6,.2%, da -7,3% di agosto e contro il -6% atteso dai mercati, con l’instabilità dei consumi interni.

Preoccupanti le avvisaglie di deflazione (calo generalizzato dei prezzi al consumo). A settembre i prezzi al consumo restano a sorpresa invariati su base annua, a fronte di stime degli analisti su un rialzo dello 0,2% a rafforzare il trend di ripresa di agosto (+0,1%). Mentre su base mensile, riferisce l’Ufficio nazionale di statistica, c’è un aumento dello 0,2%.
Sui prezzi alla produzione, il calo è del 2,5% annuo (su previsioni di -2,4% e sul dato di -3% di agosto), pari alla dodicesima contrazione consecutiva, ma la più bassa da marzo nel mezzo delle misure governative per sostenere i consumi. Dal dato congiunturale emerge la crescita dello 0,4% (+0,2% ad agosto).

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