“Le stime del governo italiano di una crescita del Prodotto interno lordo dell’1,2% nel 2024 sono ambiziose ma fattibili“, afferma il direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale Alfred Kammer in conferenza stampa alla riunione annuale Fmi. La cifra è indicata nella Nadef, la nota del ministero dell’Economia con i numeri su cui impostare la legge di bilancio. Tre giorni fa il Fmi ha abbassato le sue previsioni di crescita per l’economia italiana portandole a + 0,7% sia nel 2023 che nel 2024, con una sforbiciata dello 0,4 e dello 0,2% rispetto alle stime presentate a luglio. Kammer ha ricordato come il taglio alle stime sia dovuto “meccanicamente” al calo visto dal Pil italiano nel secondo trimestre. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha detto oggi che la diversità di vedute tra il governo e il Fondo monetario “si ricomporrà quando leggeranno i documenti ufficiali. Ai miei interlocutori, ha aggiunto il ministro, ho spiegato che è giusto e opportuno che sui ceti a basso reddito, lo Stato faccia qualcosa. Mano a mano che leggono contenuti della Nadef e poi la legge di bilancio, si accorgeranno del nostro atteggiamento serio e responsabile”. Giorgetti ha chiosato: “Il Fondo monetario si lamenta da un lato che facciamo deficit, i sindacati che diamo loro troppo poco. Noi crediamo di aver trovato un giusto equilibrio” per mettere a disposizione “risorse per i ceti deboli” e il rigore sui conti.

Nel pomeriggio anche la Banca d’Italia ha comunicato la sua revisione delle previsioni sulla crescita economica, allineandole sostanzialmente a quelle del Fondo monetario. Secondo via Nazionale “Nello scenario di base del nostro quadro previsivo” il Prodotto interno lordo dell’Italia “aumenterebbe dello 0,7% quest’anno, dello 0,8 nel 2024 e dell’1% nel 2025″. In luglio la previsione era dell’1,3% per quest’anno, dello 0,9% per il 2024 e dell’1% confermato per il 2025. Più in generale il Fondo raccomanda all’Europa di mantenere ai livelli attuali i tassi di interesse, rimandando i tagli, per domare definitivamente l’inflazione visto che in generale, nella lotta alla crescita dei prezzi “è meglio sbagliare a fare un poco di più che a fare meno”. Secondo Alfred Kammer “il tempo per tagli dei tassi alla fine arriverà. In quel caso è meglio che tali tagli non comportino marce indietro. Quel momento non è ora. L’urgenza richiede anche pazienza“.

“Gli effetti della stretta monetaria iniziano a farsi sentire in Europa e le critiche inevitabilmente salgono” ma “le banche centrali non devono battere ciglio” per evitare di terminate la lotta all’inflazione troppo presto. I governi e le autorità politiche dell’Europa “possono e dovrebbero aiutare” le banche centrali nella lotta all’inflazione “riducendo gli ancora alti deficit per ricostruire o preservare i cuscinetti di risorse” nei bilanci pubblici “in modo da aiutare a riportare l’inflazione verso il basso più velocemente”, scrive infine il Fondo.

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