Dalla non applicazione dei contratti di lavoro corretti al mancato pagamento di tasse e contributi. Il macello di Baldichieri, dopo due mesi di proteste dei lavoratori davanti ai cancelli, è di nuovo al centro dell’attenzione. Questa volta è l’azienda Alpi, proprietaria dello stabilimento, a essere finita nel mirino della procura di Asti per evasione fiscale e intermediazione illecita di manodopera. L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Asti, ha portato a sequestri di beni per oltre 14 milioni di euro. Due gli imprenditori finiti ai domiciliari, uno sottoposto all’obbligo di dimora. Oltre ai reati tributari, le ipotesi di reato sono emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, illecita somministrazione di manodopera e false comunicazioni sociali.

Secondo il procuratore di Asti Biagio Mazzeo, l’azienda Alpi avrebbe “creato ad arte le società Officina del Lavoro e Fortes” come “scatole vuote per finalità di evasione fiscale e retributiva”. Uno schema composto da società prive di struttura, mezzi e capacità decisionali, considerate dagli investigatori “meri serbatoi di manodopera” che si sarebbero succedute nel periodo tra il 2014 e il 2022 per gestire sempre lo stesso stabilimento di macellazione. “Negli ultimi otto anni ho visto tre passaggi di società – racconta al Fatto.it uno degli oltre centro lavoratori del macello – cambiava il nome dell’azienda ma i referenti rimanevano sempre gli stessi”. E così quando andava a firmare il contratto con la nuova società “c’erano sempre le stesse persone davanti a me”. Ma le condizioni di lavoro “peggioravano sempre di più, tant’è che la gente scappava e noi ci ritrovavamo a fare la stessa mole di lavoro con meno persone”, aggiunge. E poi c’era la questione dell’inquadramento. Il contratto nazionale applicato era quello degli artigiani e non quello dell’industria. Un’anomalia riscontrata anche nel corso dell’ispezione dell’Inps che ha dato il via all’inchiesta.

Le Fiamme Gialle, grazie alle testimonianze di trenta persone e all’analisi delle comunicazioni e dei supporti digitali dell’azienda, hanno fatto emergere che le società appaltatrici erano sostanzialmente inesistenti. Si succedevano nel tempo nel rapporto definito “di mono-committenza”, cioè di somministrazione della manodopera unicamente alla stessa società per azioni, titolare dello stabilimento: cioè quello dove venivano effettuate le macellazioni, a Baldichieri. Gli oltre cento lavoratori passavano da una società all’altra ma si rapportavano “sempre e unicamente alla stessa Spa”, Alpi, spiegano gli investigatori. Le altre società dunque erano esistenti solo sul piano formale ed erano prive di “concrete facoltà decisionali e gestionali relative al personale dipendente”. Un esempio? Pagamenti e procedimenti disciplinari non facevano capo a loro. A decidere, secondo gli inquirenti, era sempre solo l’amministratore dell’azienda committente, Silvio Pellissero. Che è finito ai domiciliari. Come lui, anche il rappresentante legale di Officine del Lavoro Srl Massimiliano Messeri si trova ai domiciliari, mentre l’amministratore formale della Fortes, Mauro Marengo, è sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora.

Il meccanismo ricostruito nell’inchiesta avrebbe permesso un’evasione fiscale che nel periodo 2014-2022 ha raggiunto i 14 milioni e mezzo di euro. In che modo? “Attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 33 milioni di euro nello stesso periodo di tempo” spiegano i finanzieri. “Questa indagine dovrebbe essere un monito per tutti”, spiega al Fatto.it la segretaria della Flai Cgil di Asti, Letizia Capparelli, che insieme agli oltre cento lavoratori del macello di Baldichieri da due mesi è in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. Da quando, il 4 settembre, c’è stato l’ultimo passaggio nelle mani del gruppo Ciemme (estranea all’indagine) i lavoratori chiedono di avere finalmente il contratto dell’industria alimentare ma fino ad ora hanno ricevuto solo dei no. E così da oltre 60 giorni sono in protesta, senza stipendio. “Non ci può essere un supermarket dei contratti – conclude Capparelli – la priorità per tutti deve essere il futuro di questi lavoratori”.

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