Confronto sulla tragica situazione israeliana-palestinese a Otto e mezzo (La7) tra l’ex ambasciatrice Elena Basile e il giornalista Paolo Mieli, che, a domanda precisa della conduttrice di Lilli Gruber, esprime un netto scetticismo per la de-escalation: “Non so neppure cosa significhi. Secondo me, non è possibile trattare con Hamas, un gruppo che si è trasformato in qualcosa di simile all’Isis. Non è fattibile una tregua con un esercito che a un rave party ha ucciso i tipi che ballavano o – continua – che ha ammazzato 40 bambini. Adesso lasciamo perdere che li abbia sgozzati o meno, sappiamo tutti che le guerre sono piene di bugie e di propaganda. Ma, in ogni caso, è un po’ difficile trattare con uno che ha ucciso 40 bambini, anche nella maniera più dolce”.

Dissente Basile: “Credo che la de-escalation sia un dovere. Non sono affatto d’accordo con Mieli, che stimo tantissimo. Io non sono qui per fare un confronto tra la barbarie di Hamas e i crimini commessi contro l’umanità dallo Stato d’Israele a Gaza come dice l’Onu. Siamo tutti esterrefatti per quello che ha fatto Hamas ai civili, ma non siamo qui – prosegue – per dire che è meglio uccidere i bambini con una pallottola nella testa, dcapitandoli o lasciandoli morire di stenti, senza cibo e medicine, un’agonia forse anche più terribile. Questo, dottor Mieli, è un discorso sottoculturale che non è da lei. Quando lei analizza gli eventi passati, non utilizza mai questi metodi propagandistici”.

L’ex ambasciatrice ricorda che l‘Egitto ha chiesto i corridoi umanitari per Gaza, mentre l’Europa traccheggia, anche se qualche segnale positivo è stato dato dall’alto rappresentante Ue per la politica estera, Joseph Borrell, che al termine del Consiglio Affari Esteri straordinario sulla guerra tra Israele e Hamas, ha auspicato lo stop al blocco di cibo, di acqua e di elettricità alla popolazione di Gaza.
Basile aggiunge: “Secondo l’Onu, le punizioni collettive di una popolazione, composta da vecchi e bambini, vanno assolutamente vietate“.
E Mieli le dà totalmente ragione.
La scrittrice sottolinea infine: “Io non sono filo-palestinese contro i filo-israeliani. Smettiamola, per piacere, di aizzare l’opinione pubblica visto che seguiranno solo orrori. L’atteggiamento dell’Europa è gravissimo, perché è incapace di dare un contributo di pace in questa situazione, come nella guerra tra Russia e Ucraina, anche se i contesti sono naturalmente diversi”.

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