Se non sei un editore di periodici o di un sito giornalistico potresti forse fare a meno di queste cose di cui ti sto per parlare. Se sei invece un utente di social network e ti capita o ti è capitato di leggere post di notizie o hai interagito con pagine di editori di notizie su Facebook, questo post parla anche di te.

Mettete insieme tutti questi fatti: nel febbraio 2021, Facebook blocca temporaneamente le notizie sulla sua piattaforma in Australia durante un braccio di ferro con il governo, nel giugno 2023 annuncia il blocco definitivo delle notizie e delle pagine dei giornali in Canada, ad agosto 2023 Meta in un comunicato spiega la rimozione della tab News in Europa (Regno Unito, Francia, Germania, in Italia non è mai sbarcato), da agosto 2022 i siti di tutto il mondo registrano un calo del traffico da Facebook che va dal 60% all’80%, per ultimo Campbell Brown – a capo di Facebook News dal 2017 – si è dimessa pochi giorni fa dal suo ruolo. Ora il sospetto che Meta (la società che fa capo a Facebook e Instagram) voglia liberarsi dei giornali è reale.

Che questa sia una reazione alle leggi (per far pagare le dot.com) di cui gli stati nazionali si stanno dotando è chiaro. Lo dimostra il Canada: Facebook ha rinunciato ai giornali senza ripensamenti (dichiarando che solo il 3% degli utenti interagisce con le notizie) e da agosto i canadesi non possono più condividere link ai siti di notizie, leggere le notizie e non hanno più accesso alle pagine dei giornali sul social.

Facebook stessa ha fatto redigere da un’esperta delle linee guida in cui viene spiegato agli utenti come accedere ai siti di notizie dal web e dalle app.

Ora non voglio ripercorrere tutta la storia: l’introduzione del tasto like, open graph, i video sono solo alcuni eventi che hanno portato il social network per antonomasia a trasformarsi in social media. Oggi i social hanno trasformato tutti in piccoli e grandi broadcaster, pubblichiamo e consumiamo quintilioni di gigabyte di roba, qualcuno ne ha fatto anche un lavoro (creator e influencer) e quindi perché continuare a pagare per ciò che si può avere a buon mercato?

Quindi ora lo sappiamo: Facebook può fare a meno dei giornali, ma i giornali possono fare a meno di Facebook? La mia risposta è che gli editori devono iniziare a cambiare approccio: iniziando a pubblicare loro per primi meno link, meno contenuti giornalistici gratuiti e iniziando a rendere consapevole la propria community del valore delle notizie e del giornalismo e di quanto sia importante la buona informazione all’interno di una società democratica.

Non tutti i follower forse si trasformeranno in lettori, fruitori di app, abbonati al sito o utenti registrati, però sarebbe un vero disastro non provarci prima che Zuckerberg chiuda definitivamente i rubinetti del traffico.

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