La tesi della morte, intesa non come la fine dell’essenza terrena ma come l’altra faccia della vita (quasi una prosecuzione), è stata al centro del dibattito letterario che prima con il bestseller Tre ciotole e poi con la scomparsa di Michela Murgia ha dominato l’estate italiana.

Il tema è rilanciato dall’uscita dell’ultimo romanzo di Gianni Perrelli, fuoriclasse del giornalismo, inviato speciale de L’Espresso in trasferta in tutte le zone “calde” e tormentate del pianeta. La morte l’ha annusata tante volte. Adesso l’ha sviscerata nel suo ultimo romanzo, Il Quinto Vuoto (Di Renzo editore), incentrato sulla figura di Giulio Lucchini, un pittore di fama internazionale colpito da tumore che apprende dal suo oncologo di avere soltanto un anno di vita. Potrebbe lottare con tutte le sue forze alla ricerca di improbabili miracoli. O lasciarsi andare, cedere alla malattia. O ancora, concentrarsi sulle tele per consegnare all’immortalità la sua produzione artistica. Sceglie invece, la Quarta Via, in una sorta di spensierata incoscienza, di dedicare gli scampoli che gli rimangono all’inseguimento dei momenti felici.

Ha soltanto 60 anni, si sente ancora in discreta forma, la curiosità inesauribile gli sprigiona appetiti di nuove esperienze. Si nomina ambasciatore della vita e non ha esitazioni a sfidare a viso aperto la morte incombente opponendole l’urlo, pur disarmato, della sua intatta vitalità. Avventurandosi verso il Quinto Vuoto, un’ulteriore dimensione (oltre terra, mare, cielo e deserto) che segna metaforicamente il confine fra l’aldiquà e l’aldilà. Intraprende così un vagabondaggio che gli riserva un’infinità di sorprese. Il viaggio lo spinge nell’emisfero australe oltre Ushuaia e Puerto Williams, fino a un piccolo villaggio di pescatori nei pressi di Capo Horn. La fine della fine della fine del mondo. Dove ineluttabilmente perde il duello con la morte, ma inventando una mossa a sorpresa. Un guizzo di orgoglio in cui rivendica un legame indissolubile con la vita. Che non sveleremo per non spoilerare il romanzo che si legge tutto d’un fiato. Lo finisci e vorresti ricominciarlo daccapo. Dalla seconda lettura cogli sfumature che ti erano sfuggite.

E’ un romanzo che stimola una serie di domande e di riflessioni sulla morte, sul senso della vita, sui concetti di amicizia, amore, responsabilità, libertà. Un libro di cui discutere animatamente a una cena fra amici.

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