Adesso a fare lezione ci pensano gli studenti. L’idea è venuta all’ex dirigente scolastico Maurizio Parodi, noto ai più per il suo libro e per la campagna Basta compiti. Il 66enne preside ha lanciato la proposta alla collega Giada Andreoli che guida l’Istituto paritario Isaac Newton di Brescia e nel giro di un anno quella che doveva essere una sperimentazione (“Studenti in cattedra”) si è trasformata in un metodo di successo, tanto che quest’anno la proposta di Parodi è stata estesa non solo ad alcune materie ma a tutte le discipline che sono insegnate nella classe quarta del liceo di scienze umane dove lavorano 23 studenti e cinque o sei docenti.

A chi pensa che l’insegnamento di don Lorenzo Milani non possa essere applicato nelle nostre classi, Parodi insegna che la lezione fatta tra pari funziona. Proprio come allora a Barbiana erano i ragazzi a imparare insieme al priore anche oggi al Newton a fare da docenti sono anche gli alunni, in un processo d’apprendimento che mette in gioco la relazione, l’empatia, la capacità di trasmissione delle competenze in maniera innovativa da parte dei professori.

A spiegarci quanto sta accadendo nell’istituto bresciano è proprio Parodi che contattato da ilFattoQuotidiano.it dice: “Stiamo parlando di un percorso articolato dove c’è un approccio da parte di tutti che mira all’efficacia e all’efficienza, alla razionalizzazione delle risorse e ad un’elaborazione metacognitiva dei ragazzi”.

Nella pratica cosa succede nella quarta del “Newton”? La prima fase è quella preparatoria ed è fatta dai docenti: “C’è una selezione drastica e rigorosa dei contenuti essenziali tant’è che non si fa (per usare un termine noto ai più) tutto il “programma”. Le decisioni prese si declinano in termini di saper e saper fare”. In un secondo tempo c’è un confronto tra professori e alunni: il docente propone agli studenti il materiale che viene analizzato, prima individualmente, per segnalare dubbi o incomprensioni, poi in coppia, per evidenziare i punti essenziali. “Il tutto – sottolinea Parodi – in tempi rapidi, non più di dieci, quindi minuti”. Il terzo step prevede che una coppia di studenti, utilizzando mediatori, supporti, linguaggi scelti autonomamente, con gli approfondimenti e i collegamenti ritenuti opportuni, e comunque nel rispetto dei tempi stabiliti, presenti la lezione condivisa all’intera classe. E’ in quel momento che tutti diventano protagonisti di un cammino dove si apprende veramente insieme. “E’ chiaro che a quel punto – specifica l’ex dirigente –non c’è più bisogno di studiare a casa”. Inutile dire che i risultati non sono mancati: “Ho formato i docenti, ho seguito personalmente l’attività in classe e ho notato un miglioramento dei livelli di attenzione, una facilitazione nello studio delle discipline e una più semplice memorizzazione dei contenuti laddove si tratti di acquisire determinate procedure scientifiche. C’è stata anche una grande collaborazione da parte degli insegnanti che hanno dimostrato un grande entusiasmo”. L’obiettivo è quello di adottare questo metodo in tutto l’istituto.

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