“Vogliamo andare a scuola, studiare serenamente e con dignità, così come previsto dalla Costituzione”. A scriverlo sono 150 studenti delle classi superiori di Capizzi, un paesino di 2800 anime immerso nel Parco dei Nebrodi, in provincia di Messina. Una richiesta che sembra scontata ma che nel piccolo comune siciliano – uno dei tanti a rischio spopolamento – viene messa nero su bianco dagli studenti in una lettera inviata alle istituzioni, perché scontata non lo è affatto. Diventa, anzi, motivo per organizzare una marcia di protesta: lunedì mattina si sono presentati alle porte del comune per parlare con il sindaco e hanno annunciato che la protesta continuerà ad oltranza fin quando non verrà garantito il rimborso per il trasporto in autobus fino a scuola.

Sabato scorso infatti, il sindaco, Leonardo Giuseppe Principato, ha annunciato che il comune, che è in pre-dissesto, non pagherà più gli abbonamenti per il trasporto scolastico dei ragazzi. Ogni mattina, infatti, gli studenti delle scuole superiori di Capizzi, devono fare 23 km per raggiungere le scuole di Nicosia dove si trovano le sedi scolastiche più vicine (Messina è a 3 ore di distanza) mentre nel loro paese ci sono solo gli istituti di scuola primaria. Così ogni mattina viaggiano con un pullman privato, dal momento che l’Ast, cioè l’Azienda siciliana trasporti, partecipata della Regione, non prevede un servizio di trasporto pubblico in questi comuni nebroidei dove la mobilità arranca, grazie a poche strade dissestate e ad un clima molto rigido nei mesi invernali. A svolgere il servizio è quindi la Interbus, un’azienda privata che gestisce in regime di totale monopolio e che quindi stabilisce una tariffa in assenza di concorrenza, col risultato che per l’anno scolastico passato il comune ha sborsato 140mila euro, cifra coperta in buona parte dal finanziamento regionale previsto proprio per il trasporto scolastico extraurbano.

Finora, infatti, il pagamento degli abbonamenti è stato anticipato dal comune nebroideo che però adesso si appresta a dichiarare il dissesto. Risorse, quindi, per anticipare i soldi non ce ne sono più. Sebbene le risorse in realtà ci siano: la Regione Siciliana prevede già nel bilancio annuale la spesa per il trasporto extraurbano degli studenti, una cifra che per l’anno 2023 ammonta a 7 milioni di euro: “Da ripartire nei comuni siciliani e con priorità per le famiglie con un Isee inferiore a 10.262 euro. Ma noi abbiamo sempre rimborsato il 100 per cento e per tutti”, indica il sindaco. Vista, però, la situazione di pre-dissesto le casse di Capizzi sono vuote, così che dal 100 per cento per tutti si è passati allo zero assoluto.

Ed è per questo che gli studenti sono in protesta ad oltranza: “Il biglietto lo paghiamo di tasca nostra sia a giugno che nelle prime settimane di settembre ma poi da ottobre a maggio si attivano gli abbonamenti pagati dal comune, sabato scorso però, cioè il 30 settembre, ci hanno improvvisamente privato di tutto questo, che per i miei genitori vuol dire 70 euro a settimane in più, perché oltre me c’è anche mia sorella”, racconta Mara Mancuso Prizzitano, all’ultimo anno di liceo. Che sbuffa: “La mattina facciamo una vita da cani, ci alziamo alle 6 perché l’autobus è alle 7 e non abbiamo possibilità di scelta perché c’è solo quello e siamo costretti a questo orario anche se in realtà arriviamo a scuola con un anticipo di 35 minuti, ma per noi va bene così, almeno possiamo studiare. Adesso però è tutto a carico delle nostre famiglie, non credo, quindi, che si possa parlare di diritto allo studio garantito”.

Nonostante i soldi stanziati da Palermo: “Ma è in sostanza un rimborso e noi in questo momento non possiamo destinare i soldi per gli abbonamenti, per questo abbiamo chiesto ai genitori di anticiparli, poi saranno rimborsati”, spiega il sindaco Leonardo Giuseppe Principato. Che sottolinea: “Siamo sempre stati un fiore all’occhiello nei Nebrodi: negli altri comuni non rimborsano il 100 per cento, come abbiamo sempre fatto noi e come faremo”. Parla al futuro Principato, perché assicura: “Si tratta solo di un’impasse burocratica, una volta avviata la fase di pre-dissesto riusciremo a impegnare i soldi”. Ma gli studenti non si fidano: “Da oggi se dovesse permanere questa situazione, ci rifiutiamo di andare a scuola e ci mobilitiamo in protesta permanente – scrivono -. Riteniamo, infatti, vane le promesse del sindaco sul rimborso della spesa sostenuta, vista l’esperienza degli anni passati: l’anticipo del costo del trasporto riguardante solo i 15 giorni di settembre e la prima settimana di giugno, ad oggi non è mai stato rimborsato a nessuno”.

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