Le elezioni parlamentari in Slovacchia si sono concluse con l’affermazione di misura del partito Smer, movimento politico guidato dall’ex primo ministro Robert Fico. Il partito, solo nominalmente socialdemocratico, si caratterizza in realtà per essere filo-russo ed anti-europeista. La possibile partecipazione dello Smer al prossimo governo della Slovacchia rischia di avere conseguenze sulla coesione della posizione assunta dall’Unione Europea nei confronti dell’Ucraina e preoccupa Bruxelles. Il quadro uscito dalle urne è, però, molto frammentato ed il partito di Fico ha ottenuto meno del 24% dei voti. Non è escluso che una grande coalizione guidata dai liberali di Slovacchia Progressista, arrivata in seconda posizione con quasi il 18% dei consensi, possa soppiantare le ambizioni sovraniste dello Smer. Il quadro è, dunque, ancora aperto ma l’affermazione di Fico potrebbe avere conseguenze in ambito regionale. Abbiamo analizzato l’esito elettorale e le prospettive di Bratislava con Serena Giusti, analista dell’Ispi ed esperta di Europa Orientale.

Quali possono essere le ripercussioni dell’affermazione del partito di Fico sullo scenario europeo ed in relazione agli aiuti militari all’Ucraina?

Il primo effetto dell’esito delle elezioni politiche in Slovacchia potrebbe essere una maggiore difficoltà da parte della Ue di mantenere una certa coesione e compattezza, nonostante alcune sfrangiature siano già emerse, riguardo al sostegno all’Ucraina impegnata nel conflitto con la Russia. Mentre i contorni di una possibile coalizione guidata da Fico rimangono incerti, il suo partito e i suoi più probabili alleati di coalizione danno voce ad un elettorato nazionalista che non dissimula una certa empatia con la Russia ed un marcato scetticismo sull’appartenenza della Slovacchia alla comunità euro-atlantica. Nell campagna elettorale, Fico ha promesso di voler rimuovere le sanzioni in atto contro la Russia e di opporsi agli aiuti militari in favore di Kiev. La Slovacchia porrà il veto ad una eventuale entrata dell’Ucraina nella NATO mentre il capo di Smer è stato più possibilista rispetto alla sua adesione alla Ue.

Quali sono i punti in comune che legano Fico alla Russia ed all’Ungheria di Viktor Orban?

L’affinità con la Russia e il disincanto verso il processo di integrazione europea che in ogni caso non riflettono le posizioni della maggioranza degli Slovacchi hanno radici nel 19° secolo quando l’identità nazionale slovacca attingeva al panslavismo, con la Russia al centro. Dopo l’euforia dell’ ’89, la Slovacchia fu tra i paesi che più mostrò segnali di scetticismo rispetto all’appartenenza alla Ue. Lo stile di Fico ricalca certamente anche lo stereotipo del populista incarnato dal premier ungherese Viktor Orbán che evidentemente appare strumentale ad ottenere consenso dividendo e polarizzando le opinioni pubbliche e mettendo al centro dell’attenzione politiche emotivamente coinvolgenti come i flussi migratori che però non sono così rilevanti per il miglioramento concreto delle condizioni dei cittadini slovacchi.

Quanto ha pesato, in ambito elettorale, la controversa vicenda dell’uccisione del giornalista investigativo Jan Kuciak e della sia fidanzata risalenti al 2018 e come potrebbe reagire la società civile slovacca alla vittoria di Fico?

In Fico c’è stata anche una volontà di rivalsa rispetto all’uccisione nel 2018 del giornalista e della sua fidanzata che lo travolse politicamente. Se Fico governasse potrebbe cercare di tenere sotto maggior controllo il sistema dei media che spesso è stato oggetto di critiche da parte del leader. Tuttavia, non solo la vittoria di Fico ed il suo partito non è schiacciante ma la società civile slovacca è molto attiva e pronta a protestare come successe dopo l’assassinio di Kuciak. Inoltre, Fico, che nei precedenti mandati ha governato con pragmatismo potrebbe smorzare le proprie posizioni elettorali, considerando anche che il partito di estrema destra Republika, a lungo visto come un potenziale partner Smer non ha superato la soglia del 5% per entrare in Parlamento.

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