Il Congresso dei deputati spagnolo ha negato in via definitiva la fiducia al leader del Partito popolare, Alberto Nuñez Feijòo, incaricato dal re Felipe VI di formare un governo dopo il “pareggio” alle elezioni generali del 25 luglio scorso. Come da previsioni, alla seconda votazione – svolta a 48 ore dall’esito negativo della prima e in cui sarebbe bastata la maggioranza assoluta – Feijòo ha ottenuto di nuovo soltanto 172 voti su 350, mentre i contrari sono stati 177. Per il candidato premier popolare, ex governatore della Galizia, hanno votato i 137 deputati del suo gruppo, i 33 di Vox (l’ultra-destra guidata da Santiago Abascal), la deputata del partito nazionalista delle Canarie (Coalición Canaria) e quello del partito regionalista della Navarra (Unión del Pueblo Navarro). Contro la fiducia invece il gruppo del Psoe, il partito socialista guidato dall’attuale premier Pedro Sànchez, quello di Sumar (la coalizione progressista della vicepremier Yolanda Diaz) e i partiti nazionalisti catalani e baschi. Ora la parola passa di nuovo al re, che molto probabilmente già la settimana prossima affiderà un nuovo incarico a Sànchez, in quanto leader della seconda forza più votata alle elezioni.

Il socialista proverà a restare al governo con l’appoggio di Sumar e di Junts per Catalunya, la coalizione indipendentista catalana. Da settimane sono in corso trattative con l’ex premier di Barcellona Carles Puigdemont, riparato in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola, che lo vuol processare per ribellione e malversazione di fondi pubblici per il referendum secessionista del 1° ottobre 2017. Per sostenere il Sànchez-bis, Puidgemont ha chiesto l’approvazione di una legge d’amnistia per tutti i politici indipendentisti coinvolti nel processo: una condizione che il premier sembra intenzionato ad accettare, nonostante le resistenze anche interne al suo partito. L’ipotesi di un’amnistia è contestata in modo feroce dai partiti di centrodestra: domenica scorsa una manifestazione convocata dal Pp per contestare la trattativa ha portato in piazza a Madrid almento quarantamila persone. Una volta ricevuta l’investitura, Sànchez avrà tempo fino al 27 novembre per ottenere la fiducia, altrimenti si dovranno tenere nuove elezioni a distanza di pochi mesi, come già accaduto nel 2019.

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