In Italia ci sono 2 milioni e 660mila bambini e bambine a rischio di povertà o esclusione sociale, mentre nel 2019 erano 2 milioni e 658mila (ovvero 2mila in meno). Secondo l’ultime rilevazione dell’Eurostat, nell’Unione europea il trend è in crescita per il terzo anno di seguito: nel 2022 era il 24,7% dei minori rispetto al 24,4% nel 2021, al 24% e al 22,8% nei due anni precedenti. I valori più alti a livello nazionale sono stati registrati in Romania (41,5%), Bulgaria (33,9%) e Spagna (32,2%). Al quarto posto tra i peggiori si posizione l’Italia che, con una quota pari a circa il 28%, perde una posizione e viene superata dalla Grecia in miglioramento. Al contrario, Slovenia (10,3%), Repubblica Ceca (13,4%) e Danimarca (13,8%) hanno registrato le quote più basse. Da segnale i casi di Francia e Slovacchia che, in un solo anno, hanno avuto un peggioramento di quasi 5 punti percentuali (risepttivamente 27,4 e 24%). In totale, si calcola che dalla pandemia in poi ci siano 1,5 milioni di minori in più a rischio (19,9 in totale) nei Paesi dell’Unione europea.

L’allarme dell’Unicef: “Povertà e rischi di salute a causa dell’inquinamento” – I dati diffusi in questi giorni, da tempo preoccupano le associazioni impegnate in prima linea. E allarmano ancora di più perché colpiscono le fasce più fragili della popolazione. Ieri 30 settembre, il direttore generale di Unicef Italia Paolo Rozera al Festival nazionale dell’Economia civile a Firenze, ha dichiarato che “la situazione dei bambini e dei giovani è anche peggio di come era nel 1946“. Il confronto è con il secondo dopo guerra, un periodo che secondo Rozera non era così critico come ora per i più giovani. “In Italia”, ha continuato, “ci sono un 1,4 milioni di giovani che vivono in situazione di povertà assoluta e, a livello mondiale, il 90% dei minori di oggi soffrirà di problemi di salute a causa dell’inquinamento”. Per il responsabile di Unicef Italia “i bambini che muoiono ogni giorno sono sempre meno, perché stiamo lavorando molto sulle vaccinazioni, ma noi adulti troviamo sempre modi più sofisticati di fare del male e del danno ai minori. C’è tanto da lavorare”.

I dati Eurostat – Se a livello europeo i minori di 18 anni a rischio nel 2022 sono il 24,7 per cento, gli adulti in confronto si fermano al 20,9. Inoltre, secondo l’analisi di Eurostat, “i dati mostrano che più alto è il livello di istruzione dei genitori, più bassa è la quota di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale: per i bambini il cui livello di istruzione dei genitori era basso, questa quota era del 61,9%, rispetto al 10,2% per i bambini il cui livello di istruzione dei genitori era alto”. Tra il 2021 e il 2022, chi ha avuto un severo peggioramento delle condizioni dei minori sono state Francia e Slovacchia. Sul fronte opposto, i Paesi che sono migliorati sono Lussemburgo (-5,4%), Ungheria (-5,2%) e Grecia (-3,9%). Anche l’Italia ha registrato una lieve diminuzione (dal 29,7 al 28,5%), ma non abbastanza per non essere superata dai greci e soprattutto non abbastanza per riuscire a risollevarsi dal fondo della classifica. L’ufficio statistico dell’Unione europea, all’interno del report, osserva come mai il dato rischia di avere numerose conseguenze sul benessere della popolazione in generale: “I bambini che crescono in condizioni di povertà o di esclusione sociale hanno difficoltà ad andare bene a scuola, a godere di buona salute e a realizzare appieno il loro potenziale più avanti nella vita. Inoltre, corrono un rischio maggiore di diventare disoccupati, poveri e socialmente esclusi da adulti”. Vengono definiti a rischio povertà o esclusione sociale coloro che si trovano in una di queste tre situazioni: chi ha un reddito disponibile al di sotto del 60% del valore mediano nazionale; persone che soffrono di gravi privazioni materiali e sociali; persone che vivono in una famiglia con un’intensità lavorativa molto bassa.

I sindacati europei: “Sia un campanello d’allarme per i leader dell’Ue” – Di fronte alla nuova rilevazione Eurostat, a esporsi sono stati i sindacati europei, preoccupati per l’arrivo di regole di bilancio più stringenti con la revisione del patto di stabilità e crescita. “La crescita dei minori a rischio”, si legge in una nota della Confederazione europea dei sindacati guidata da Esther Lynch. “Questi dati dovrebbero essere un campanello d’allarme per i leader dell’Ue: milioni di famiglie stanno già lottando per sopravvivere e non possono far fronte a ulteriori tagli. I bambini stanno già pagando il prezzo dell’aumento della disuguaglianza a partire dalla pandemia, che ha visto un calo dei salari reali contemporaneamente all’aumento record dei dividendi pagati agli azionisti”. Sotto accusa secondo i sindacati sono i piani per reimporre le misure di austerità in 14 Stati membri a partire dal 2024 che continueranno a far crescere la povertà infantile. “Il piano per reintrodurre l’austerità il prossimo anno”, chiude Lynch, “non farà altro che aumentare il numero di bambini che vivono in povertà, con gravi conseguenze per la nostra società e la nostra economia per i decenni a venire. I politici dovrebbero invece fare tutto ciò che è in loro potere per fermare il vergognoso aumento della povertà infantile, sostenendo un accordo equo per i lavoratori e gli investimenti nel nostro futuro“.

La situazione di precarietà per i bambini e le bambine è già stata denunciata più volte dalla associazioni. In particolare Save the children, a marzo scorso, aveva parlato degli effetti dell’impennata dell’inflazione nel 2022 e di come hanno colpito le famiglie meno abbienti. Inoltre, non si può dimenticare l’Italia è anche segnalata per il maggiore impatto della povertà sui bambini con background migratorio, i rifugiati, i richiedenti asilo, i bambini senza documenti e quelli non accompagnati. Come denunciato dalla ong, “il divario è presente in molti Paesi europei, ma in Italia ha spinto fino al 32,4% dei migranti a vivere in condizioni di povertà (7,2% la percentuale dei cittadini italiani che si trovano nella stessa condizione)”. Infine l’Unicef, in queste ore, ha fatto sapere che oltre 11.600 minori stranieri non accompagnati hanno attraversato il Mediterraneo centrale per raggiungere l’Italia senza i loro genitori o tutori legali tra gennaio e metà settembre 2023. Si tratta di un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando erano stati circa 7.200 minorenni”. E i minorenni che intraprendono questi viaggi spaventosi da soli, scrive il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, “sono a rischio di sfruttamento e abuso in ogni fase del viaggio, con le ragazze e i bambini dell’Africa subsahariana che hanno maggiori probabilità di subire abusi”. Bambine e bambini che chiedono attenzione e di cui la politica europea non può non farsi carico.

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