“Costringeva i pazienti oncologici a subire ripetutamente atti sessuali contro la loro volontà, al fine di procurarsi indebitamente una utilità consistente nella soddisfazione dei propri appetiti sessuali”. È quanto scrivono i magistrati della Procura di Catanzaro nelle carte dell’inchiesta che stamattina ha portato all’arresto di Domenico Sinopoli, infermiere in servizio all’ospedale “De Lellis-Ciaccio” di Catanzaro.

Su richiesta dell’ex procuratore Nicola Gratteri (oggi procuratore di Napoli), dell’aggiunto Giulia Pantano e del pm Graziella Viscomi, il gip Gilda Danila Romano ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita oggi dalla Guardia di Finanza.

L’inchiesta ha preso il via da alcune segnalazioni fatte alla Procura dal commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera a cui, a sua volta, si erano rivolti sia il personale medico e infermieristico dipendente sia i pazienti. Le violenze sessuali avrebbero riguardato due di loro, uno dei quali, lo scorso febbraio, ha visto l’infermiere Sinopoli avvicinarsi al suo lettino dove stava ricevendo il trattamento chemioterapico: “Manovrava la bottiglia della flebo – scrivono i magistrati – e teneva un atteggiamento idoneo ad indurre il paziente a credere che qualcosa non andasse nella somministrazione della terapia. Chiedeva al paziente di aprire e chiudere la mano e, profittando di questa condizione, si avvicinava col corpo al fine di provocare il contatto fra la mano del paziente e le sue parti intime”.

Come se non bastasse, quando il paziente si è ritirato, “dunque consapevole del rifiuto”, l’infermiere arrestato “portava la mano del paziente (vincolata alla flebo) all’altezza della gamba in modo da provocare un nuovo strusciamento e, reiterava tale condotta altre due volte”. In sostanza, stando alle indagini, Sinopoli prendeva la mano del paziente “portandola alla parte superiore delle gambe, in prossimità dei genitali, in area certamente erogena”. Con un altro paziente, inoltre, “teneva un atteggiamento idoneo ad indurlo a credere che qualcosa non andasse nella somministrazione della terapia a mezzo infusione e ripetutamente si strofinava con le parti intime al braccio del paziente, nonostante i tentativi di allontanamento del predetto, in segno di rifiuto”.

Ai medici dell’ospedale, lo stesso paziente ha raccontato che “l’infermiere Sinopoli gli aveva rappresentato di disporre di una casa al mare nella quale poteva organizzare incontri a scopo sessuale coinvolgendo una non meglio specificata operatrice che lavora presso questo presidio”.

Il comportamento dell’infermiere arrestato è stato oggetto anche di un verbale firmato dal personale medico e da alcuni pazienti. Uno di questi, sentito dai pm, ha confermato le violenze: “Il Sinopoli si è avvicinato alla flebo, io stavo infatti facendo la solita infusione e l’ha guardata in modo strano, tanto che ho temuto che ci fosse qualcosa che non andava proprio ora che stava per terminare la seduta e sarei potuto andare a casa. Mancavano, infatti, circa una decina di minuti alla fine della seduta. A quel punto il Sinopoli tira fuori il mio braccio e mi dice di aprire e chiudere la mano. lo ho eseguito pensando che si trattasse di una operazione per far scendere meglio la terapia, ma immediatamente dopo il Sinopoli ha avvicinato a sé la mano, portandola alla parte superiore delle gambe, abbastanza vicino ai genitali. lo ho provato disagio, ma ho anche pensato che forse avevo frainteso e che si fosse trattato di un mero incidente e, pertanto, mi sono ritratto, ma non ho fatto altro. Successivamente, però, nuovamente mi ha tirato fuori il braccio portando la mano di nuovo alla stessa altezza delle sue gambe. Ancora una volta mi sono ritratto ed ho compreso, dunque, che non mi ero sbagliato, ma era proprio il Sinopoli che aveva intenzioni a sfondo sessuale che non mi piacevano e mi avevano anche turbato. Come se non bastasse, il Sinopoli mi ha messo la sua mano sulle gambe, all’altezza dei genitali. lo mi sono spostato con tutto il corpo poiché non ci potevo credere e non sapevo cosa fare. Infatti, il braccio era vincolato alla flebo per l’infusione e aveva anche il Pic. Inoltre, come detto, ero solo nella stanza”.

Il paziente descrive ogni movimento avvenuto quel giorno nella sala in cui stava facendo la chemioterapia: “Mio figlio era fuori, ma non sapevo cosa fare, mi provocava imbarazzo e disagio chiamarlo. Pregavo che l’infusione terminasse al più presto. Il Sinopoli, però, nuovamente si è avvicinato ripetendo il gesto. Non ho dubbi su questo… il fatto che lo abbia fatto ripetutamente con le modalità che ho descritto mi ha reso evidenti le sue intenzioni… perseverava come se nulla fosse… ero profondamente turbato per il suo comportamento. Provavo un grande senso di disagio ed anche imbarazzo, ho avuto una grande paura che lui non si fermasse”. Per il gip, il racconto del paziente oncologico, un uomo di 76 anni, è “lucido e preciso nel suo agghiacciante contenuto”. Ma soprattutto “dimostra ancora di più la portata del comportamento del Sinopoli; un paziente chemioterapico, afflitto dalla sua situazione e dal momento che sta vivendo, subisce atti che invadono la sua sfera più intima, violandola, tanto da paralizzarlo nella sua impotenza soprattutto fisica”.

“Quello che emerge nel complesso, – si legge nell’ordinanza di arresto – rileva che la condotta dell’infermiere veniva attuata proprio nel momento in cui i pazienti erano sottoposti alla infusione del farmaco chemioterapico, legati alla cannula della flebo e, quindi, in una posizione psicologicamente oppressa e fisicamente impossibilitata al movimento. Spostando opportunamente la mano del paziente, con la meschina scusa che il braccio dovesse assumere una posizione ed un collocamento idonei allo scorrere della infusione farmacologica, il Sinopoli faceva assumere ai pazienti una posizione tale secondo cui le mani degli stessi fossero a contatto con le sue parti intime”.

In pochi mesi la guardia di finanza ha chiuso il cerchio sull’infermiere arrestato per le violenze sessuali perpetrate ai danni di due pazienti oncologici uno dei quali avrebbe subito, secondo la Procura, anche violenza privata da Domenico Sinopoli. Per convincere il paziente a non presentare un esposto lo avrebbe minacciato “evocando conoscenze criminali di un certo calibro nell’ambiente lametino”.

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