Ha ucciso moglie e figlio con un rasoio e un coltello da cucina, poi è andato nella casa di riposo in cui era ospite la suocera e ha accoltellato a morte anche lei. Infine l’omicida – Martino Benzisi è tolto la vita: il suo corpo è stato trovato con una ferita alla gola nello stesso istituto in cui viveva l’anziana. Una strage quella compiuta ad Alessandria dall’uomo, un ingegnere di 66 anni, che ha sterminato la famiglia. Sul triplice omicidio seguito dal suicidio indagano i carabinieri: l’allarme è partito dopo che gli addetti dell’istituto Divina Provvidenza, del quartiere Orti, hanno trovato – nel giardino della struttura – i corpi senza vita della loro ospite (Carla Schiffo, 78 anni) e del genero.

Una volta raggiunto il luogo del delitto, le forze dell’ordine hanno rivenuto, in tasca dell’uomo, una lettera che indicava la casa come il luogo dove gli inquirenti avrebbero trovato i “due cadaveri” della moglie e del figlio, probabilmente scritta dopo aver portato a termine i primi due omicidi. È dopo questo ritrovamento che i militari dell’Arma, non essendo riusciti a rintracciare le prime due vittime, sono andati a casa della famiglia e, una volta sfondata la porta, hanno potuto confermare il contenuto di quanto scritto da Benzi oltre a trovare altri biglietti lasciati dallo stesso. Le ferite mortali ritrovate sul corpo della moglie e del figlio dell’uomo sarebbero risultate, secondo indiscrezioni investigative, anch’esse prodotte da arma da taglio. L’ipotesi non è ancora confermata ma secondo gli inquirenti le due armi rinvenute potrebbero essere state le stesse tre utilizzate per uccidere tutte le vittime.

Benzi di professione era titolare di uno studio di consulenza informatica e di progettazione e realizzazione di siti web ed è stato descritto dal preside della scuola frequentata dal figlio come un padre “molto attento ai bisogni del figlio, da risultare a volte iper-presente”. Monica Berto invece, moglie dell’autore della strage, lavorava a Valenza Po e risulta che in passato abbia dovuto trascorrere un lungo periodo di ricovero in ospedale a causa di una malattia di cui soffriva.

L’uomo aveva anche un blog personale nel quale amava scrivere e trattare dei più svariati temi e rimandare al proprio profilo professionale. Nella sua presentazione, risalente al 2013, Benzi parlava così di sé stesso: “Sono uno che, nato nel 1956, si è deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno. Allora non stupitevi se questo blog, a volte, presenterà dei contenuti stranamente incongrui per il pacato gentiluomo che dovrei e vorrei essere”. Come si evince, il figlio Matteo occupava un’importanza centrale nella vita dell’uomo: “Mi piace raccontare. E scrivere. Ho incominciato a farlo seriamente il giorno in cui mio figlio ha compiuto diciotto mesi e all’inizio era la trascrizione delle favole raccontate a lui, poi sono diventate storie per quando fosse stato più grande”, scriveva.

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Il biglietto lasciato in cucina da Martino Benzi, il 66enne che ha sterminato la famiglia. L’ipotesi di un investimento sbagliato

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