Non c’era nessun guasto. L’auto di Angelica Hutter sfrecciava a quasi 100 km/h sulla strada a Santo Stefano di Cadore quando ha travolto e ucciso un’intera famiglia: bambino, padre e nonna. Sono le conclusioni della perizia cinematica disposta dal pm Simone Marcon ed effettuata dall’ingegnere Andrea calzavara, consulente della procura di Belluno. La donna era alla guida della sua Audi A3 quando lo scorso 6 luglio investì e uccise Mattia Antonello, che avrebbe compiuto 2 anni il 16 luglio, il padre Marco di 48 anni, e la nonna materna Maria Grazia Zuin, di 64 anni.

Un rettilineo, un’auto nera che sfreccia ad altissima velocità, un rumore impressionante di lamiere e infine il silenzio. E’ quanto raccontano le immagini e l’audio catturati dalla telecamera dell’officina di Silvano Da Rin, il meccanico di Santo Stefano di Cadore che per primo ha raggiunto il punto dello schianto. La prova, acquisita dai Carabinieri nelle ore successive alla tragedia,è servita a determinare la velocità dell’Audi presa a noleggio da Angelika Hutter, la 32enne tedesca che è accusata di omicidio stradale plurimo. Sicuramente correva a poco meno di 100 chilometri all’ora in un punto della cittadina dolomitica dove il limite è di 50.

“Le famiglie Potente ed Antoniello ringraziano sempre la Procura per la grande umanità ed attenzione che dall’inizio di questo dramma a oggi ha sempre prestato e confidano nelle indagini e nella giustizia, pur sapendo che di omicidio colposo sempre si tratta. Anche nei sinistri stradali ci vorrebbero certezza della pena e, soprattutto, pene più severe. Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire ‘così poco’, lasciando i congiunti delle vittime con quel senso d’ingiustizia che nessun risarcimento assicurativo potrà mai compensare”. È la lettera firmata da Elena Potente, unica sopravvissuta all’incidente dello scorso 6 luglio a Santo Stefano di Cadore. A firmare la lettera anche Rocco Antoniello, fratello del marito della donna.

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