Sarah Ashton-Cirillo, donna trans americana originaria del Nevada, schierata fino a ieri come sergente e portavoce delle Forze territoriali ucraine, soprattutto per vincere la guerra dell’informazione in lingua inglese, è stata sospesa. A spingere Kiev alla decisione è stato un richiamo arrivato da Washington.

Sarah prometteva con una calma impetuosa nello sguardo fisso: “I demoni russi digrigneranno i loro denti, le loro bocche rabbiose schiumeranno incontrollabili”. Indossando la divisa di Kiev, giurava vendetta contro “i burattini del Cremlino che verranno braccati e giustizia sarà servita: siamo guidati in questa missione dalla fede in Dio”. “Abbraccia l’odio” era uno dei motti che pronunciava spesso bucando lo schermo col caschetto biondo. È stato un senatore repubblicano statunitense, Jd Vance, a segnalare il suo caso al segretario di Stato Blinken, invocando Primo emendamento e risorse americane usate “per sostenere violenza o minaccia di violenza contro persone che esprimono la loro opinione”. “In particolare”, ha scritto ancora il senatore nella lettera aperta, “qualsiasi critico della politica incoerente dell’America in Ucraina è stato calunniato come propagandista”. Su X, la Difesa territoriale ucraina ha informato che è stata aperta un’indagine ufficiale sui messaggi della sergente “non approvati dal comando”. Finora “la soldata più famosa di Kiev”, “una delle voci più significative per la propaganda ucraina” – così l’ha definita il quotidiano spagnolo El Pais – conduceva dal suo studio, sito in una postazione segreta a Kiev, uno show chiamato “La Russia odia la verità”. A seguirla, soprattutto sui social, quasi duecentomila follower.

Nata uomo meno di 50 anni fa in Florida, è stata un’analista finanziaria e politica. Poi una whistleblower: nel 2021 ha reso pubbliche le registrazioni di conversazioni segrete di candidati repubblicani in Nevada che provavano a reclutare i destrorsi Proud Boys. Arrivata in Ucraina all’avvio del conflitto su larga scala nel marzo 2022 per il media Lgbtq nation (che poi la descriverà così: “L’unica corrispondente transgender in Ucraina diventa una leggenda”) ha raccontato, dopo oltre 500 giorni di guerra, che a Kiev pianificava di rimanerci solo un paio di settimane. Moltissimi selfie dopo, tra macerie e bombardamenti, anche tra le bende quando viene ferita, si arruola nell’unità dei tatari sotto i missili russi che cadono su Kharkiv. Da osservatore imparziale si trasforma in combattente: “Ho capito che potevo fare più da soldato, all’interno del sistema”. Il nom de guerre che sceglie per la sua nuova vita tra le barricate è Blonde, bionda.

Lei stessa ha raccontato di reazioni contrastanti riguardo la sua identità in Ucraina, dove per molto tempo è stato pericoloso partecipare ai Gay Pride o dove il matrimonio di persone dello stesso sesso ancora oggi non è consentito. Sarah – che nel 2013 a 35 anni, a Barcellona, mentre legge omaggio alla Catalogna di Orwell decide di compiere la transizione – ha ripetuto sempre che “ai proiettili di artiglieria non interessa della tua identità di genere. A un proiettile non importa quali pronomi usi”. La Russia le ha riservato sin da subito disprezzo con la potenza di fuoco del suo apparato di propaganda: in tv l’hanno definita “disgrazia del popolo ucraino”, “Satana” e “mostro”. La prima fama è stata involontariamente proprio Mosca a fornirgliela nell’aprile 2022, quando è finita nei radar la portavoce della Difesa russa, Maria Zakharova: “Una giornalista transgender di Las Vegas trasmette da Kharkiv e si fotografa mentre abbraccia banditi”.

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