Un segnale “preoccupante” per i lavoratori e per le imprese. Perché il risultato è un “totale disinvestimento” e le ore previste, oltre a diminuire, possono anche passare su “carta”. La bozza della nuova formazione sulla sicurezza sul lavoro viene bocciata integralmente dal segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi. Il leader del sindacato che tutela edili, lavoratori del legno e delle industrie estrattive è critico nei confronti del testo partorito dal ministero del Lavoro che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe armonizzare i sei accordi esistenti tra Stato e Regioni. E a giudicare dal testo circolato – “non una bozza, ma un testo a uso interno”, ha provato a sminuire il sottosegretario Durigon – prevede una formazione uguale per tutti i settori che passa a 10 ore. Con una riduzione quindi di sei ore, rispetto alle attuali 16, per i settori ad alto rischio come l’edilizia, il metalmeccanico, il chimico e il tessile.

Genovesi, ha letto il testo?
Spero che sia un refuso, più che una bozza. Sindacati, giuristi e pezzi del mondo dell’impresa chiedono da tempo più formazione, una procura nazionale per gli incidenti sul lavoro e reati specifici. Di fronte a questi appelli il ministero lavora su un documento che non solo non amplia la formazione ma fa addirittura un passo indietro. È un segnale evidente e preoccupante.

Si amplia invece la platea degli enti che potranno erogarla: basterà un accreditamento regionale.
Avevamo già chiesto di ridurre chi può fare formazione, invece è previsto che entrino tra i certificatori anche strutture con scarsa esperienza. La formazione è il primo strumento per evitare gli incidenti, per questo servono buoni maestri. Faccio un appello ai presidenti di Regioni di fronte ai quali arriverà quella bozza: battano un colpo, la fermino, la cambino. Sa qual è il paradosso?

Prego.
Nel 2022 abbiamo concordato, durante il rinnovo del contratto con le imprese, di investire di più formazione sia sotto il profilo orario che di risorse stanziate. Cosa penseranno ora gli imprenditori se è in primis il governo a mostrare totale disinteresse? E vale la pena ricordare che tra i settori ad alto rischio destinati a fare sei ore in meno di formazione ci sono anche comparti come il metallurgico, il chimico e il tessile. Milioni di lavoratori impegnati quotidianamente in luoghi di lavoro sensibili riceveranno una formazione ancora più corta e più scarna. Basti pensare che la bozza prevede la possibilità di erogare una serie di attività anche in e-learning.

Cosa comporta da un punto di vista pratico?
Nell’edilizia si impara in aula e soprattutto nei cantieri-scuola perché nel nostro settore l’addestramento è fondamentale. Come si può insegnare online la gestione degli spazi su un’impalcatura? E come l’analisi dei vuoti, cioè il modo in cui sistemare le tavole tra gli impalcati. Ancora: come si può apprendere da dietro uno schermo l’interazione con i mezzi e gli strumenti di lavoro, sempre presenti su un cantiere.

Tutte attività formative che sarebbe concesso svolgere anche online?
C’è scritto in un appendice di quella bozza, in maniera chiara. Oggi invece vengono svolte in cantieri di addestramento. È semplicemente sconcertante. Vorrei ricordare che le prime tre cause di morte nei cantieri restano la caduta, lo schiacciamento e l’investimento da parte di un mezzo. Qui passiamo da corsi sulla sicurezza a una laurea, tra cento virgolette, online. C’è un totale disinvestimento: si faranno meno ore e oltretutto sulla carta.

In estate si è parlato del problema legato al caldo, opprimente per alcuni lavori durante i mesi più torridi. Nella bozza non si rintraccia alcun accenno. È un altro punto sul quale auspicate un intervento?
Se restringi le ore, come puoi affrontare nuovi problemi? Sarebbe necessaria una previsione specifica di questo rischio affinché si diffonda sia in termini culturali che gestionali. Serve introdurre sistemi protettivi e previsioni organizzative per tutelare i lavoratori ai rischi correlati al caldo. Invece zero e non è l’unico tema dimenticato.

Cos’altro chiedete?
Da anni affrontiamo le questioni emergenti come la gestione dei nuovi materiali e gli aspetti del multilingua, visto il sempre più alto numero di lavoratori stranieri sui cantieri e le difficoltà di comunicazione, anche su aspetti tecnici, che ne può nascere. Aspettiamo che qualcuno smentisca quel testo e chi può, come i governatori in Conferenza Stato-Regioni, ci metta una pezza. Ad oggi è assolutamente irricevibile.

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