Palla agli indagati, che potranno analizzare l’operato degli inquirenti. È cominciata al Palais de Justice di Bruxelles la procedura di verifica delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Tutti gli indagati, rappresentati dai loro difensori, sono comparsi per la prima volta davanti ai giudici, chiamati a esaminare gli atti raccolti fin qui e la regolarità dell’operato degli investigatori della procura federale della capitale belga. L’indagine, come è noto, riguardava un giro di presunte mazzette europee pagate da Marocco e Qatar per influenzare le decisioni della politica comunitaria. A fare ricorso per violazione dell’immunità parlamentare da parte degli inquirenti belgi sono stati i difensori dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, e dell’europarlamentare belga Marc Tarabella, entrambi sospettati di aver preso parte alla rete di corruzione architettata dall’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, che ha poi collaborato con gli investigatori. La prima udienza si è tenuta a porte chiuse e così sarà anche per le prossime.

Gli avvocati difensori avranno otto mesi di tempo, fino al 14 maggio 2024, per depositare le loro valutazioni sulle indagini preliminari davanti alla Camera d’accusa del tribunale di Bruxelles, chiamata poi a decidere se procedere con il rinvio a giudizio o archiviare il dossier. Da oggi tutte le parti avranno pieno accesso agli atti. L’istanza è stata stata avviata dai difensori di Kaili, secondo i quali il procedimento è da ritenersi nullo a causa della violazione delle leggi Ue a garanzia dell’immunità parlamentare da parte dei servizi segreti e della polizia del Belgio sia nell’atto d’arresto sia nel corso delle indagini a carico dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera. A essere messa in discussione è anche l’azione dell’ex giudice istruttore Michel Claise, che ha lasciato l’indagine nel giugno scorso per un caso di sospetto conflitto di interessi. Secondo quanto aveva raccontato il quotidiano Le Soir, Nicolas Claise, figlio del magistrato, era è in affari con il figlio dell’eurodeputata socialista Maria Arena. Quello di Arena non è un nome qualsiasi: la donna non è mai stata indagata ma nell’ambito del Qatargate il suo nome compare più volte nelle testimonianze e nelle intercettazioni degli accusati diventate pubbliche nei mesi scorsi.

Per la prima volta dall’inizio dell’inchiesta, tra l’altro, sono invitati a comparire anche il ministro del Lavoro del Qatar, Samikh Al Marri, l’agente dei servizi segreti del Marocco Mohamed Belharache, e l’ambasciatore di Rabat in Polonia, Abderrahim Atmoun: dalla ricostruzione dell’accusa erano i corruttori che avevano cercato d’influenzare le decisioni dell’Europarlamento. Nell’elenco delle convocazioni risultano poi, oltre a Kaili, Panzeri e Tarabella, anche gli altri indagati: il braccio destro di Panzeri e compagno di Kaili, Francesco Giorgi, la moglie, la figlia e la commercialista di Panzeri, Maria Colleoni, Silvia Panzeri e Monica Bellini, l’europarlamentare Andrea Cozzolino, il sindacalista Luca Visentini, e il responsabile dell’ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca.

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