Funzionari del governo “parallelo” della Libia orientale hanno ordinato ai giornalisti stranieri di lasciare Derna, la città di centomila abitanti semidistrutta dall’uragano Daniel che nei giorni scorsi ha causato il crollo di due dighe, uccidendo un numero imprecisato di persone (almeno 11.300 secondo la Mezzaluna rossa). Le linee telefoniche e internet sono state interrotte. La situazione è precipitata dopo che nella notte una folla di centinaia di manifestanti inferociti ha dato alle fiamme la casa dell’ex sindaco, Abdulmenam al-Ghaithi, destituito – insieme a tutto il Consiglio comunale – dal primo ministro di Bengasi, Osama Hammad, in attesa delle conclusioni dell’indagine aperta per far luce sulle responsabilità del disastro.

Lunedì i cittadini di Derna sono scesi in strada sfogando la loro rabbia contro le autorità, compresi i membri del governo orientale e il capo del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh: “Aguila non ti vogliamo. Tutti i libici sono fratelli”, “No ovest, no est, Libia unita”, alcuni degli slogan gridati dai manifestanti di fronte alla moschea Sahaba. A quanto riferisce l’agenzia internazionale Reuters, il ministro dell’aviazione civile Hichem Abu Chkiouat ha negato che la decisione di bandiere i media dalla città sia legata alle proteste: “Si tratta di un tentativo di creare condizioni migliori affinché le squadre di soccorso possano svolgere il lavoro in modo più fluido ed efficace, il gran numero di giornalisti è diventato un ostacolo al lavoro delle squadre di soccorso”, ha detto.

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