Il giorno dopo l’incidente – che ha provocato la morte di una bimba e il ferimento del resto della famiglia – sono state rese note le prime parole del maggiore Oscar Del Dò, il pilota della Freccia Tricolore che ieri si è schiantata al suolo nei pressi dell’aeroporto Torino-Caselle. “Sono profondamente addolorato per quello che è successo, sto solo pensando alla piccola Laura” ha detto l’ufficiale, ancora molto scosso e turbato, ai suoi colleghi. Durante gli istanti prima dell’impatto il pilota ha cercato di posizionare l’aereo in modo che evitasse le case e guardando le immagini si vede che si è eiettato due secondi prima dell’impatto dell’Aermacchi contro il suolo e la Ford Fiesta su cui viaggiava la famiglia. La procura di Ivrea indaga per disastro e omicidio colposo e il pilota, con ogni probabilità sarà indagato per questi reati.

Il maggiore, 35 anni, di Torreano di Martignacco (Udine), non lontano dalla base aerea di Rivolto, era entrato nelle Frecce tricolori il 19 dicembre 2019, faceva il terzo gregario sinistro (pony 7) come ricorda il Messaggero Veneto, sottolineando che per il pilota era il sogno della sua vita, “ci aveva creduto da sempre”. Il debutto ufficiale ci sarebbe stato nell’estate 2020, al termine della fase di addestramento. Oggi Del Dò è il secondo gregario sinistro della formazione (Pony 4); è un pilota esperto, con oltre 2000 ore di attività alle spalle e proviene dal 132/o Gruppo del 51° Stormo di Istrana.

C’è poi il papà della piccola che “ha ripercorso molte volte ciò che è successo ieri chiedendosi cosa poteva fare di diverso” raccontano i medici. Paolo Origliasso, il padre di Laura, non si dà pace. È stato dimesso stamani ed è andato subito dall’altro figlio, il 12enne che ha il 30% di ustioni sul corpo. La moglie resterà invece ancora al Cto perché le ustioni che ha riportato (in prevalenza al braccio destro) sono più estese e con ogni probabilità richiederanno un intervento di chirurgia plastica. Su entrambi è stato attivato fin dall’immediatezza, dal servizio di soccorso 118, un supporto di tipo psicologico. “In casi come questi – ha osservato Maurizio Berardino, capo dipartimento anestesia e rianimazione della Città della Salute – è necessario verificare che non ci siano lesioni più subdole, meno evidenti. Ma gli accertamenti sono stati tranquillizzanti”.

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