Seguendo un sentiero comune a tutta la tradizione poetica direi mondiale e di ogni tempo, ho scelto il tema della luna, della sua rappresentazione e valenza; naturalmente sono molto numerosi i testi dedicati al satellite anche nell’area di lingua tedesca (si pensi soltanto al periodo romantico), ma ho pensato di sceglierne quattro cominciando con un poeta giustamente considerato l’iniziatore della lirica moderna tedesca, Klopstock (che meriterebbe di essere di gran lunga meglio conosciuto in Italia) per proporre una delle liriche più tarde di Goethe, transitando per l’irrinunciabile Hölderlin e approdare a Heine.

Con Klopstock il sentimento della natura e, in questo caso, la percezione dell’astro notturno e il vero e proprio colloquio con esso si lega con immediatezza e sapienza ai temi della meditazione intima e della nostalgia per gli affetti (familiari e amicali); con Goethe il sentimento amoroso si fa amore cosmico da ricevere e restituire anche in un tentativo di superare il transeunte – anche in questo caso s’instaura un dialogo che, naturalmente, è meditazione interiore; Hölderlin esprime il doloroso conflitto esperito fin dalla sua più giovane età tra l’aspirazione al sublime e l’urto col reale e assai interessante è la dialettica tra il “nominare” (azione che identifica e limita) e il “conoscere senza nominare”, cioè per intuizione pura; con Heine siamo alla sapiente ripresa degli stilemi romantici, ma tramite il corrosivo grimaldello dell’ironia e dell’autoironia.

Mai in questi quattro esempi l’astro notturno è oggetto di banalizzante sentimentalismo, ma sempre presenza dialogante e interrogante.

Un’ultima precisazione: ho tradotto il quarto verso del testo hölderliniano che nell’originale suona «Da spielt ich sicher und gut» con “Allora giocavo sicuro e lieve” forzando (tradendo?) il significato di «gut» (bene, buono) e lasciandomi consapevolmente suggestionare da un’idea (anche calviniana?) di leggerezza e libertà.

A.D.

***

Friedrich Gottlieb Klopstock

Le tombe precoci (1764)

Benvenuta o luna d’argento,
bella, silenziosa compagna della notte!
Fuggi via? Non avere fretta, resta, amica dei miei pensieri!
Guardate: rimane: dissoltesi le nuvole.

Il risveglio del maggio è
ancora più bello della notte estiva
quando la rugiada, splendente come la luce, gli gocciola come dai boccoli
e risale rosseggiante alla collina.

O voi cari – ahimè, già ricopre
le vostre tombe il solenne muschio!
Ah quant’ero felice quando insieme con voi
ancora vedevo rosseggiare il giorno, scintillare la notte!

Johann Wolfgang Goethe

Alla luna piena che sorge
Dornburg, 25 agosto 1828

Già subito mi abbandonerai?
Un momento fa eri così vicina!
Ti oscurano masse di nuvole
e ora sei scomparsa: tutta.

Ma puoi sentire come sono triste
mentre il tuo alone occhieggia come una stella!
Mi testimoni che sono amato,
fosse pure il caro amore ancora così lontano!

Sollevati in alto, allora! sempre più splendente,
orbita pura di totale bellezza!
Il cuore mi batte anche più veloce, dolorante –
sublime è la notte.

Friedrich Hölderlin
(Abbozzo senza titolo composto probabilmente dopo il 1799)

Quand’ero fanciullo
spesso mi metteva in salvo un dio
dalle urla e dalle bastonate degli umani.
Allora giocavo sicuro e lieve
con i fiori del bosco
e i venti dell’aria
giocavano con me.

E sì come tu fai gioire
il cuore delle piante
quando tendono incontro a te
le loro tenere braccia,
allo stesso modo hai fatto gioire il mio cuore,
padre sole! e, come Endimione,
ero il tuo favorito, sacra luna!
O voi tutti fedeli,
amichevoli dèi!
Sapeste
quanto vi ha amati la mia anima!

In quel tempo invero ancora non
vi chiamavo coi vostri nomi, neanche voi
mi nominavate mai al modo che gli umani si chiamano tra di loro
come se si conoscessero.
Ma vi conoscevo meglio
di quanto abbia mai conosciuto gli umani,
comprendevo la calma dell’etere –
ma mai ho compreso la parola umana.

Mi ha allevato la melodia
del bosco mormorante
e ho imparato ad amare
tra i fiori.

Sono cresciuto tra le braccia degli dèi.

Heinrich Heine
(secondo testo dalla serie “Seraphine”, 1833 pubblicata nella raccolta “Nuove poesie” nel 1844)

Sulla placida riva del mare
si è dispiegata la notte
e la luna irrompe tra le nubi
e si sente un sussurro dalle onde:

quell’uomo là è pazzo
oppure è completamente innamorato
ché sembra rabbuiato e sereno,
sereno e nel contempo rabbuiato?

Ma la luna fa udire la sua risata
e dice con voce luminosa:
quello è innamorato e pazzo
e in sovrappiù un poeta.

***

F. G. Klopstock (Quedlinburg 1724 – Amburgo1803) avviò una poesia lirica capace di esprimere il sentimento profondo del poeta e il suo legame con la natura.
J. W. Goethe (Francoforte sul Meno 1749 – Weimar 1832) fu autore di una sterminata opera in versi e in prosa; il suo Faust è un capolavoro universale.
F. Hölderlin (Lauffen am Neckar 1770 – Tubinga 1843) portò la poesia tedesca a confrontarsi coi massimi esempi dell’antichità classica.
H. Heine (Düsseldorf 1797 – Parigi 1856) dotato di uno stile impareggiabile, seppe inserire la letteratura tedesca nel grande movimento della modernità europea.

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