“Mimmo… abbiamo vinto una gara con la… dei morti nelle cappelle… cominciammo i lavori cose… cacciavamo 12 morti al giorno qua”. “Quanto ne avete cacciato? Gli abbiamo detto 150, come 150? E ha chiesto e quanti ce ne sono? Gli abbiamo detto altri 400”. “Si cacciavano i morti si aggiustava la cappella e si rimettevano là! Poi se pagavano se non pagavano!”. “Ma stiamo coglionando devo mettere le mani in faccia ai morti, nelle ossa, me ne vado a casa sporco pieno di sporcizia e devo sentire pure a quello che ci rompe le palle”. Queste sono solo alcune delle intercettazioni registrate dai carabinieri e inserite nell’inchiesta “Aeternum”. Su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti, il gip Francesco Petrone ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per 16 persone: 4 in carcere e 12 ai domiciliari. Gli indagati, complessivamente 74, distruggevano le salme del cimitero di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, per fare posto ad altre salme. In alcuni casi, “semplicemente” le spostavano.

Dall’indagine è emersa una sorta di “gestione parallela” del cimitero comunale nella piccola cittadina della Piana di Gioia Tauro. Il blitz dei carabinieri è scattato stamattina all’alba non solo nella provincia reggina ma anche in quelle di Milano e Vicenza. I 16 arrestati sono ritenuti, a vario titolo, coinvolti in operazioni illecite celate dietro la regolare gestione del cimitero comunale. In realtà, gli investigatori hanno fatto luce su un’associazione a delinquere al cui vertice c’erano quattro indagati: l’ex custode del cimitero di Cittanova, oggi in pensione, Salvatore Ligato detto “Franco” e tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri, Francesco Galluccio, Serafino Berlingeri e Antonino Albanese.

Sottoposti alla misura cautelare del carcere, stando alla ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo e del gruppo di Gioia Tauro, erano loro che avrebbero creato questo sistema di “gestione parallela” a quello dell’Ente locale. Per i pm, infatti, avrebbero proceduto per anni ad estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti, per far posto a nuove sepolture.

L’organizzazione criminale che gestiva “in esclusiva” gli affari cimiteriali del Comune di Cittanova si avvaleva di insospettabili medici legali dell’Asp di Reggio Calabria. Ai domiciliari sono finiti Osvaldo Casella, Domenico Mazzaferro, Arcangelo Padovano, Antonio Russo e Bruno Barillaro. Quest’ultimo è anche sindaco del Comune di Oppido Mamertina.

I medici legali avrebbero dovuto vigilare sulle estumulazioni o eseguire visite necroscopiche. Secondo i pm, invece, erano pronti a sottoscriverne i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all’associazione. Alle volte i verbali erano addirittura compilati senza che il medico legale o altri funzionari previsti fossero presenti sul luogo. Questo non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate.

Al centro di tutto c’era l’ex custode Salvatore Ligato ritenuto dagli investigatori il promotore dell’associazione a delinquere che, con il giochetto delle estumulazioni, si accaparrava gli affari nel mercato funerario locale per conseguire e preservare la primazia delle imprese guidate dagli arrestati.

Ai domiciliari sono finiti anche il titolare di un’impresa funebre, Francesco Curulla e alcuni dipendenti comunali come l’attuale custode del cimitero Girolamo Franconeri, il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Cittanova Salvatore Foti e tre agenti della polizia locale, Maria Cutrì, Francesco Falleti e Vincenzo Ferraro, vicecomandante del corpo.

I vigili sono indagati per illeciti commessi in occasione dell’esumazione straordinaria eseguita nel 2020 a seguito di un appalto bandito dal Comune di Cittanova ed aggiudicato da un’impresa il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati.

Per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, gli operai della ditta avevano eseguito le dissepolture con un escavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti mortali. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, veniva poi risotterrato poco distante. Tutta la scena si sarebbe svolta sotto gli occhi del tecnico comunale e degli agenti della polizia locale che non sono intervenuti per bloccare le operazioni o, quantomeno, per imporre agli operai una diversa prassi di esecuzione dei lavori.

Il giudice per le indagini preliminari, inoltre, ha disposto gli arresti domiciliari anche per un sacerdote, l’ex arciprete della parrocchia di San Girolamo, don Giuseppe Borrelli. Secondo i pm, avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie una volta appartenenti a tre confraternite religiose, disciolte nel 2007. Su quelle cappelle, tornate in realtà al patrimonio del Comune, grazie alla complicità del sacerdote, gli indagati hanno avviato lavori di ristrutturazione procedendo così alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un diretto guadagno dalla “vendita” dei loculi, pagati anche 3mila euro dai privati cittadini che, così facendo, aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti.

Su disposizione della Procura di Palmi, i carabinieri hanno sequestrato l’area del cimitero di Cittanova interessata dalle estumulazioni illegali che ha un valore di 4 milioni e mezzo di euro.

Per il gip Petrone, per anni gli indagati hanno goduto “di una rete di protezione negli organi amministrativi comunali tenuti alla vigilanza”. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice per le indagini preliminari sottolinea la “smaccata sfrontatezza, con cui all’interno del cimitero di Cittanova potessero attuarsi estumulazioni non autorizzate, manipolazioni e soppressioni di cadaveri (con il corredo di false certificazioni necroscopiche e falsi verbali di estumulazione), indebite acquisizioni di somme di danaro da parte dell’utenza”.

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