Fuori dai radar o direttamente silurato. Questo il dubbio sulle sorti del ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, scomparso dalla scena internazionale da quasi tre settimane. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters negli scorsi giorni l’alto generale ha mancato un incontro diplomatico con i vertici della difesa vietnamita citando “motivi di salute” e ha rimandato i colloqui con un ufficiale dell’Esercito di Singapore, alimentando speculazioni sulla sua possibile rimozione dall’incarico. A poco meno di un mese dalla sparizione e successiva rimozione del ministro degli Esteri, Qin Gang, giustificata da motivi di salute ma circondata da voci sul suo presunto coinvolgimento extraconiugale con una giornalista americana, la nomenklatura di Pechino vicina al presidente cinese Xi Jinping torna così al centro della stampa internazionale.

A mettere la pulce nell’orecchio dei media sono fonti di intelligence statunitense che, citate in un’esclusiva del Financial Times, riportano che il generale sarebbe stato messo sotto inchiesta per corruzione, arrestato e rimosso dal proprio incarico. Una tesi sostenuta anche da fonti del Washington Post, che confermano l’arresto per corruzione. Lapidario il commento di una portavoce del ministero degli Esteri cinese, che interrogata sulla posizione di Li ha riferito di “non sapere nulla in merito”, mentre dai vertici di Pechino ancora nessuna dichiarazione.

Ingegnere aerospaziale e generale dell’Esercito popolare di liberazione (Epl), oltre a essere ministro della Difesa, Li è tra i Consiglieri di Stato voluti da Xi dopo la sua rielezione per il terzo straordinario mandato presidenziale. La sua ultima apparizione in pubblico risale al 29 agosto, quando a Pechino ha tenuto un discorso in occasione del Forum per la sicurezza e la pace CinaAfrica. Negli scorsi mesi era stato anche in Russia e Bielorussia per discutere con i suoi omologhi. Attualmente il sito del ministero della Difesa cinese non presenta modifiche rilevanti sulla posizione di Li.

Che il generale possa essere sotto inchiesta da parte della Commissione disciplinare del Partito non è un’ipotesi così azzardata. Il presidente cinese ha sempre fatto della lotta alla corruzione la sua bandiera e lo scorso luglio ha annunciato un’indagine sugli alti ufficiali dell’Esercito legati a missili e nucleare, dichiarando di volere rivedere le operazioni di acquisto di armamenti condotte negli scorsi anni e di voler “ripulire” la divisione missilistica. Divisione guidata proprio da Li fino a ottobre 2022. Nel 2016 Li era stato nominato vicecomandante della neonata Forza strategica di supporto, un corpo speciale con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo delle capacità militari cinesi in ambito spaziale e cibernetico. L’anno successivo ha ricevuto l’incarico di guidare l’unità di approvvigionamento militare. Le operazioni condotte all’interno di questa carica sarebbero oggetto dell’indagine di Pechino. Nelle scorse settimane due generali di alto rango, Li Yuchao e Liu Guangbin sono stati condannati per corruzione e rimossi dall’Esercito. Nessuna tigre insomma, così vengono chiamati gli ufficiali di alto rango nella politica cinese, è abbastanza feroce da potersi sottrarre alla campagna anticorruzione di Xi.

Oltre a essere uno dei fedelissimi del leader della Repubblica popolare cinese, la figura del generale Li è considerata di fondamentale importanza per interpretare i rapporti securitari tra Cina e Stati Uniti. Li è sotto sanzioni statunitensi dal 2018 per l’acquisto di armi di provenienza russa. Anche per questo motivo Washington e Pechino non sono riusciti a organizzare un bilaterale tra il generale e il suo omologo statunitense Lloyd Austin. Un incontro auspicato da molti per favorire la distensione dei rapporti tra le prime potenze mondiali. I due si sono incontrati lo scorso giugno in occasione dello Shangri-La Dialogue di Singapore: si sono stretti la mano, ma non c’è stato nessun incontro formale e Li non ha risparmiato parole taglienti per gli Usa durante il suo intervento.

Non mancano le speculazioni tra accademici e osservatori di Cina. C’è chi ipotizza una crisi della leadership di Xi, corroborata dai rumors su una presunta reprimenda ricevuta dal presidente da parte di vecchi funzionari di Partito durante l’incontro politico annuale a Beidahe, e chi invece legge la volontà del Segretario di Partito di serrare i ranghi militari per prepararsi a tempi difficili. Sui social intanto, fiottano i meme sulla “purga” di Xi, con gli utenti che in lingua cinese si chiedono “chi sarà il prossimo”.

Articolo Precedente

Sul caso di Khaled El Qaisi la stampa tace: basta col doppiopesismo servile verso Israele

next
Articolo Successivo

Joe Biden sostiene i lavoratori dell’auto in sciopero: “Profitti record, ma le aziende non li hanno redistribuiti equamente”

next