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Acque inquinate riversate nei mari e nei fiumi del Regno Unito. Governo Sunak e authority sotto accusa: “Negligenti”

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Lo scandalo delle acque reflue riversate nei fiumi e nei mari del Regno Unito è arrivato a toccare il governo e le autorità regolatorie. Il ministero dell’Ambiente e le authority preposte alla sorveglianza ambientale, infatti, potrebbero aver violato la legge per negligenza: lo sostiene un rapporto dell’Office for Environmental Protection (Oep), un comitato pubblico di controllo istituito ad hoc. Si tratta comunque di un rapporto preliminare e dunque soggetto ancora a revisione sulla base delle controdeduzioni chieste alle istituzioni coinvolte.

L’organismo ha infatti concesso al ministero e alle authority due mesi di tempo per elaborare una risposta alle contestazioni: entro l’anno arriverà poi il verdetto finale dell’Oep. Il governo conservatore di Rishi Sunak ha già diffuso una nota ufficiale per ribattere al rapporto. Pur riconoscendo che il “volume degli sversamenti registrati” di recente sia “completamente inaccettabile”, l’esecutivo ha rivendicato di essere “il primo governo nella storia britannica ad aver adottato un piano d’azione complessivo al riguardo”. E questo nonostante Sunak sia primo ministro solo da pochi mesi. “Noi non siamo d’accordo con le interpretazioni iniziali dell’Oep”, ha dunque affermato il governo, che si è comunque detto pronto “a cooperare costruttivamente” con l’organo di controllo per portare a compimento l’inchiesta.

Lo scandalo che tira ora in ballo il governo era stato sollevato nei mesi scorsi e ha colpito tre delle maggiori aziende idriche (private) del Regno Unito. Le accuse riguardano in particolare il gestore Thames Water, nato nella stagione delle privatizzazioni dell’era Thatcher e oggetto di altre polemiche per la situazione debitoria da bancarotta e per le denunce d’inefficienza. Secondo recenti inchieste giornalistiche, negli ultimi anni Thames Water si sarebbe liberata di liquami inquinanti, in modo spregiudicato e a più riprese, riversandoli anche in tratti di mare o di fiume dove è possibile fare il bagno. Un comportamento, protratto anche nei periodi di assenza di pioggia, completamente contrario a divieti e limiti previsti dalla normativa. Il tutto con elevati rischi per l’ambiente e la salute dei bagnanti.

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