Rispetto allo stupro di Palermo, rispetto alle parole dette su Rete4 dal giornalista Andrea Giambruno e rispetto al caso Rubiales in Spagna. Qui un messaggio per altri uomini come me, un punto che sento di dover sottolineare forte e chiaro.

Non sono un femminista: semmai sono un alleato del femminismo. Quello che invece so per certo è che sono un maschio in decostruzione. Essere coscienti della pericolosità e della violenza insita nel concetto di “mascolinità” con il quale sono cresciuto non è un punto d’arrivo ma solo l’inizio. Non si tratta di un’illuminazione, né di un’eureka che ti prende all’improvviso, o di un fantomatico stato di ebbrezza intellettuale che ti permette di colpo di vedere tutto sotto un’altra luce. E’ un cammino, lungo, doloroso, introspettivo, intimo, pieno di insidie e che mi porta costantemente a mettermi in discussione.

Ricordo ancora perfettamente quando coscientemente è iniziato quel cammino: 14 anni fa al corso di laurea di Scienze per la Pace a Pisa, grazie all’incontro con persone incredibili, giovani studentesse mie compagne di corso che con pazienza e lucidità analizzavano e districavano la complessa matassa autoreferenziale della società eteropatriarcale. Piccoli messaggi che cominciavano a fare breccia nella mia costruzione di un mondo compatto, normato, monolitico dove la diversità era un effetto collaterale da tollerare.

Oggi so che non esiste lotta per i diritti umani senza la lotta femminista, so che la grande rivoluzione ancora in sospeso nel mondo attuale è quella per i pieni diritti delle donne e per l’uguaglianza in opportunità. So che non potremo dare risposta alle sfide che ci aspettano nel prossimo futuro senza aver rotto le catene della falsa costruzione machista del diritto di possedere una donna, di mercificarla, di umiliarla, di discriminarla, di violentarla, di disporre di lei a piacimento e di legiferare sul suo corpo.

La lotta femminista ci ha insegnato che la diversità è l’altra faccia della moneta della libertà. Ci ha insegnato che una volta rotta la diga dell’eteropatriarcato anche le altre diversità hanno potuto iniziare una lotta per il loro diritto ad esistere in uguaglianza e dignità. Una volta rotto lo schema di emarginazione delle minoranze, una volta lanciato il j’accuse al sistema patriarcale, eteronormativo, colonialista, razzista, classista, occidentocentrico il castello di carte ha cominciato a cadere. Cari uomini, non abbiate paura di questo nuovo mondo. E’ un mondo più libero per tutti, anche per noi, schiavi di una mascolinità violenta, chiusa, artificiale e limitante.

Non posso mostrarvi il cammino, ognuno di noi lo deve trovare da solo. Quello che posso suggerirvi è di imparare ad ascoltare, a mettervi in discussione: leggete, chiedete, siate curiosi, non date niente per scontato, analizzate la vostra quotidianità, il vostro modo di comunicare, il vostro modo di pensare. Non pretendete che le donne facciano questo lavoro per voi. Stanno lottando da secoli per risvegliare le coscienze e pagano quotidianamente con il loro sangue questa battaglia. Questa rivoluzione continua a mietere vittime tutti i giorni, decine, centinaia di femminicidi e di stupri, e di violenze e di discriminazione sono il prezzo che l’altra metà del mondo sta pagando per il nostro risveglio. Ora tocca a noi metterci in gioco. Vi abbraccio.

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