Il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, nato a seguito della sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio da parte di 39 stati membri tra cui l’Italia, ha cadenza biennale ed è stato organizzato per la prima volta nel 2008. Il nostro Paese ha già vinto due volte questo premio, andato nel 2011 a Carbonia e nel 2021 a Bergamo.

Fra le candidature della nuova edizione la Regione Toscana ha inserito i territori del Pratomagno, un progetto di “fruizione e valorizzazione imperniato sulla rete di Cammini e percorsi connessi con risorse territoriali identitarie, individuate insieme alla collettività, in un’ottica di sistema con la tutela, gestione e valorizzazione dei borghi storici e dei paesaggi agroforestali tradizionali”. Contemporaneamente, lo scorso anno la stessa Regione ha deliberato un contributo di 1.800.000 € per completare l’asfaltatura (“sicurezza e riqualificazione per un migliore utilizzo da parte dei residenti, degli imprenditori e dei turisti”) del percorso panoramico che si sviluppa lungo il crinale del Pratomagno, 12 km di strada bianca che costeggiano da un lato per circa metà della sua lunghezza il confine della ZSC “Vallombrosa e Bosco di S. Antonio”, dall’altro per circa il 70% lambisce la ZSC/ZPS “Pascoli montani e cespuglieti del Pratomagno” sconfinandovi per il 10-15% del totale. Ben cinque progetti LIFE, tre dei quali tuttora in corso, sono stati sviluppati in quest’area con il cofinanziamento dell’Unione Europea.

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio classifica il crinale del Pratomagno tra le aree “di notevole interesse pubblico” e come tale sottoposto a particolari forme di tutela; la stessa Sovrintendenza ai Beni Culturali e Artistici di Arezzo ha avanzato più di una riserva su questa opera. Il settore Tutela della Natura della Regione ha evidenziato “la presenza di alcune situazioni di criticità già in essere a causa dell’eccessivo carico turistico”, in particolare occorre valutare preventivamente “il carico turistico sostenibile e l’accessibilità alle aree particolarmente fragili, come il crinale della Croce del Pratomagno, dove sono presenti fenomeni di dissesto e sentieramento diffuso che incidono sulla conservazione delle praterie a nardo di crinale”.

I piani di gestione delle due ZSC individuano il numero incontrollato di visitatori come un fattore di grave minaccia per gli habitat e specie di rilievo comunitario e globale, nell’area è presente una specie minacciata di estinzione inserita nella lista rossa dell’IUCN, un piccolo rospo endemico denominato Ululone Appenninico; anche l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sottolinea gli impatti di quest’opera sia indiretti – legati al disturbo alla fauna provocato dall’aumento della pressione turistica soprattutto estiva – che diretti per i possibili investimenti di anfibi in genere, nonché di uccelli e di ungulati presenti nelle aree boschive, con potenziale pericolo per gli animali e per le persone.

Appare ovvio che l’asfaltatura della strada non vada nella direzione di conservazione e di tutela di un’area fragile come quella del Pratomagno, ma in quella dell’aumento di frequentazione motorizzata, in antitesi alle linee guida che la stessa Regione aveva individuato e promosso con la candidatura al Premio del Paesaggio.
Non si tratta di un episodio isolato. Basti pensare ai vari progetti di intervento sulle strade che in Appennino portano all’Orrido di Botri sempre in Toscana, al Passo di Croce Arcana sul versante emiliano, ai Pantani di Accumoli nel Lazio al confine con Abruzzo, Marche e Umbria; non mancano esempi anche sulle Alpi, si veda quanto già accaduto alla strada che sale al Monte Lussari in Friuli asfaltata nel 2022 per il passaggio del Giro d’Italia, alla “riqualificazione” a colpi di ruspa in Val di Mello o ai percorsi “storici” che hanno portato le auto alle Tre Cime di Lavaredo, in Val Genova o al Colle del Nivolet.

Oggi perfino le ciclabili vengono ideate senza riguardi per l’ambiente, ne sono esempio la ciclovia del Garda o i progetti piemontesi all’Alpe Devero e nel Parco Nazionale Valgrande per le mountain bike elettriche.

Aumentare il consumo di suolo e l’impermeabilizzazione dei terreni, portare il turismo di massa in luoghi sensibili, favorire l’accesso motorizzato all’ambiente naturale sono pratiche legate ad una concezione di sviluppo che ha fatto il suo tempo. A parole sono quasi tutti d’accordo su questo, ma poi nei fatti si persevera senza cambiare nulla.

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