Venezia, che ogni stagione rischia di finire nella lista nera dell’Unesco per scarsa protezione delle proprie bellezze, cerca di correre ai ripari, limitando il turismo di massa. Sono trascorsi quasi cinque anni da quando un emendamento alla legge di bilancio 2019 autorizzò il Comune di Venezia a far pagare una tassa d’ingresso ai turisti. Dopo annunci, approvazioni, prove, rinvii e discussioni a non finire, sembra che adesso il sindaco Luigi Brugnaro riesca a dare attuazione, seppure in via sperimentale, al balzello che dovrebbe consentire alle finanze comunali di far fronte alle maggiori spese che il turismo di massa comporta per i servizi pubblici, regolando anche arrivi e partenze. Lo fa incurante delle polemiche con la Save, società di gestione dell’aeroportoMarco Polo”, e con le compagnie low cost, per un costo aggiuntivo di 2.50 euro previsto dalla scorsa primavera per ogni passeggero.

La giunta comunale raddoppia. Ha infatti approvato la delibera che introduce il “Regolamento per l’istituzione e la disciplina del Contributo di accesso, con o senza vettore, alla Città antica del Comune di Venezia e alle altre Isole minori della Laguna”. Si tratta, per il momento, di 5 euro a persona. Ora il documento passa nelle commissioni competenti e sarà discusso in consiglio comunale, per l’approvazione, il 12 settembre. Il provvedimento fissa le linee guida del sistema di gestione dei flussi, prevedendo esclusioni, esenzioni, controlli e sanzioni, attraverso l’utilizzo di una piattaforma multicanale e multilingua. L’obiettivo è di disincentivare il turismo giornaliero in alcuni periodi dell’anno coincidenti con le maggiori criticità. Per questo la sperimentazione durante il 2024 avverrà per sole 30 giornate, che saranno definite con un apposito calendario. In linea di massima sarà concentrata nei ponti primaverili e nei week end estivi.

Il primo via libera alla tassa dei turisti risale alla legge di bilancio approvata il 23 dicembre 2018. Nel febbraio 2019 il consiglio comunale aveva indicato l’avvio a partire dall’1 maggio successivo, fissando anche le tariffe: 3 euro per i giorni “verdi” (minore afflusso), 8 euro per i giorni “rossi” (punte elevate) e 10 euro per i giorni “neri” (le grande festività e i ponti primaverili). Siccome doveva essere predisposto un complesso sistema di controllo, anche attraverso il posizionamento di tornelli e telecamere, l’attuazione era poi slittata. Nel 2020 il Covid aveva bloccato tutto. Nel 2022 è stata avviata una prima sperimentazione, ma gli annunci che davano per l’estate 2023 il momento di definitiva attuazione erano poi stati smentiti più volte.

Adesso il voto di giunta stabilisce che il contributo di accesso di 5 euro (ma in futuro la cifra potrà cambiare) dovrà essere versato da ogni persona di età superiore ai 14 anni che entri nella città lagunare, ad eccezione delle categorie che godono di esclusioni ed esenzioni. Si tratterà soprattutto dei visitatori giornalieri, mordi e fuggi, che non restano in città a pernottare. Saranno esclusi dal pagamento i residenti nel Comune di Venezia, i lavoratori (dipendenti o autonomi), anche pendolari, gli studenti di scuole e università che hanno sede in città o nelle isole, i componenti dei nuclei familiari di chi ha pagato l’Imu nel Comune di Venezia. Saranno esentati dal pagamento i visitatori che soggiornano in strutture ricettive all’interno del territorio comunale (si tratta dei turisti pernottanti), tutti i residenti in Veneto, coloro che si recano a Venezia perché bisognosi di cure, i partecipanti a competizioni sportive, forze dell’ordine in servizio, i parenti fino al terzo grado dei residenti. Successivamente saranno stabilite, oltre al calendario, anche provvedimenti specifici, come l’esenzione per tutte le isole minori della Laguna e le fasce orarie di validità del contributo. L’entità sarà inizialmente fissata in 5 euro. In una delibera saranno anche definite le modalità di prenotazione obbligatoria per alcune categorie esenti. Ad esempio, tutti i residenti in Veneto non pagheranno, ma dovranno prenotarsi su un apposito portale.

L’assessore al turismo Simone Venturini ha spiegato: “Ci poniamo come apripista a livello mondiale, consapevoli dell’urgenza di trovare un nuovo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia ci vive, ci studia o ci lavora e di chi visita la città. Per questo, in determinati periodi e in alcune giornate, si rende necessaria una gestione dei flussi innovativa, in grado di porre un freno al turismo giornaliero”. Di fronte alle critiche, come reagirà la giunta? “Siamo consapevoli che ci saranno problemi e ostacoli. Nessuno ci ha indicato la strada prima, la stiamo tracciando noi. La città rimarrà sempre aperta a tutti. La prenotabilità non è infatti uno strumento per fare cassa (anzi, permetterà di coprire solo i costi del sistema), ma garantirà ai residenti una qualità della vita migliore e ai turisti pernottanti una visita in grado di regalare emozioni più vivide”. L’assessore al bilancio, Michele Zuin, ha aggiunto: “Il messaggio che vogliamo dare è che Venezia è accessibile, aperta, ma i visitatori devono comprendere che serve una programmazione per gestire al meglio l’equilibrio tra residenzialità e turismo”.

Marco Michielli, presidente Confturismo Veneto, ha commentato: “Ok, a patto che non venga fatta pagare ai turisti residenti, quelli che alloggiano nelle strutture ricettive per intenderci, perché già pagano la tassa di soggiorno. Anzi, pensandoci bene, considerati gli introiti garantiti dal contributo d’accesso si potrebbe abolire la tassa soggiorno”. A parte questo distinguo, da Michielli è arrivato un giudizio favorevole: “L’Italia vive a metà tra luoghi invasi da torme di turisti di giornata che nulla lasciano sul territorio, tranne cartacce, e località che pagherebbero per poter attirare perfino questo tipo di turismo. Venezia potrebbe essere un esempio per altre località afflitte dalla piaga del sovraffollamento dei visitatori, dalle Cinque Terre a San Giminiano”.

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