Il 4 settembre è stato il primo giorno del nuovo anno scolastico in Francia. Un anno che per alcune studentesse musulmane inizia però con un esclusione dalla classe. Nel Paese, infatti, è stato introdotto, una settimana prima del rientro a scuola, un divieto di indossare l’abaya nell’ambiente scolastico, ovvero un tipo di veste islamica. Una restrizione che ricorda, in parte, il provvedimento anti-burkini introdotto in Francia nel 2016 e poi bocciato dal Consiglio di Stato e anche dall’Onu.

La misura è stata voluta e difesa a spada tratta dal ministro dell’Educazione nazionale francese, Gabriel Attal, che ha tutto l’appoggio del presidente Emmanuel Macron. È stato lo stesso Attal, parlando a BFM-TV, a comunicare che nella giornata di ieri sono state circa 300 le allieve che si sono presentate con l’abito per entrare in classe: tra queste, 67 si sono rifiutate di adeguarsi al divieto e di togliersi l’abito e sono state così costrette a “ritornare a casa“. “Ci sono ragazze che si sono presentate in abaya ieri a scuola, credo che fossero poco meno di 300. Una grandissima maggioranza si è conformata al divieto”, ha commentato Attal. In un’altra intervista, rilasciata dal ministro all’emittente radio RTL, Attal ha poi aperto alla possibilità di avviare una “sperimentazione” dell’uniforme scolastica in alcuni istituti del Paese, un’idea che piace molto anche alla destra francese da cui è già stato incassato un parere favorevole e che, secondo lo stesso ministro, potrebbe far “avanzare il dibattito” e aiutare a superare le enormi polemiche emerse in questi ultimi anni in merito all’abbigliamento di ispirazione religiosa delle allieve musulmane.

In occasione del primo giorno di scuola, nel corso di un’intervista rilasciata da Macron allo youtuber Hugo Travers, il presidente si è nuovamente espresso in favore della misura affermando che il suo governo sarà “intrattabile” e “chiaro” sulla questione, difendendo ed elogiando poi la “fermezza” del ministro Attal nel portare avanti il provvedimento e invocando una stretta sull’osservanza della laicità in ambiente scolastico. “Dalla materna fino alla maturità la scuola è laica e non c’è posto per i segni religiosi” ha detto Macron rivolgendosi poi direttamente così a coloro che sostengono il diritto all’abaya: “È una scelta che comporta qualcosa, che vuole dire io sono diverso e vengo a scuola così”. “La questione della laicità è una questione profonda”, ha aggiunto poi il presidente, ricordando la decapitazione del professor Samuel Paty, avvenuta nel 2020 davanti alla sua scuola dove insegnava dopo aver svolto “una lezione ai suoi studenti sulla laicità”.

Resta ora da comprendere quale futuro attende quelle 67 studentesse che non intendono adeguarsi al divieto e accettare di non indossare l’abaya a scuola, se e come reagirà il ministero dell’Educazione e come potrà essere garantito il diritto all’istruzione di queste allieve. Nel frattempo, però, continua il conflitto culturale e politico interno alla Francia attorno alla nozione di laicità che si consuma, questa volta, sulla pelle di alcune studentesse musulmane e all’interno dell’istituzione scolastica.

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