I lavori, secondo le procedure previste, “sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”. A poco più di 12 ore dalla strage di operai a pochi metri dalla stazione di Brandizzo, alle porte di Torino, Rete ferroviaria italiana ha chiarito in maniera netta quella che è la sua ricostruzione dell’accaduto, a valle degli accertamenti interni svolti dalla notte di giovedì. La società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria italiana ha ripercorso come funziona l’apertura di un cantiere lungo i binari come quello sul quale stavano lavorando i cinque dipendenti della Sigifer di Borgo Vercelli centrati da un convoglio tecnico impegnato nel trasporto di alcuni vagoni da Alessandria a Torino.

“Sotto indagine è il rispetto della procedura di sicurezza vigente”, scrive Rete ferroviaria italiana in una nota pubblicata sul proprio sito prima di spiegare che gli interventi di manutenzione che riguardano la sostituzione di binari vengono affidati “anche a imprese esterne qualificate e certificate” e “si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni”. Il cantiere può essere attivato, quindi, precisa Rfi, “soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere”, quindi in questo caso della Sigifer, “ha ricevuto il nulla osta formale ad operare, in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato” di Rete ferroviaria italiana.

Quindi, precisato che le “condizioni della linea” consentivano al treno coinvolto nell’incidente di “raggiungere una velocità massima di 160 km/h”, come anticipato da Ilfattoquotidiano.it nelle scorse ore, Rfi puntualizza andando al succo della sua comunicazione: “La questione è altra: i lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”. Una sottolineatura chiara, che lascia intendere come qualcosa sia saltato nella catena di comunicazione, forse all’interno della stessa ditta impegnata nei lavori di sostituzione dei binari.

Gli stessi inquirenti fin dalle prime ore di accertamenti avevano focalizzato la loro attenzione sulle comunicazioni intercorse tra la squadra di operai, Rfi e i macchinisti che si trovavano a bordo del treno. “C’è stato un errore”, avevano spiegato fonti della procura di Ivrea chiarendo che il macchinista non era a conoscenza del cantiere. “C’è un tema di via libera e nulla osta che consentono alle squadre di operare in sicurezza sui binari” con un “sistema tecnologico di monitoraggio che controlla e accompagna i lavori in modo costante”, si era limitata a comunicare in mattinata Rfi. Poi in una nota nella quale ha espresso il proprio cordoglio ai familiari delle vittime e assicurata massimo collaborazione nelle indagini, la sottolineatura sui lavori che “dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”.

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