E chissà se nel decalogo delle scelte infauste che facilitano lo stupro, le molestie sessuali e altre forme di depredazione, Andrea Giambruno, conduttore di Diario del Giorno, includerebbe “evitate lo svenimento” e altre forme di malore che fanno perdere conoscenza alle donne. Potrebbe accadere, per esempio, che se incautamente svieni, uno degli amici con cui sei uscita a ballare, invece di chiamare un’ambulanza, ti fotografi le parti intime per pubblicarle sui social. Questa non è un’ipotesi: è un fatto accaduto a una ragazza di Latina appena tre giorni fa, durante una festa sulla spiaggia.

Ora è in corso un’indagine della Procura per individuare il gruppo di minorenni che ha pubblicato le foto intime dell’amica su Instagram. Perché tutto fa like, dallo svenimento, allo stupro, al macello di un capretto preso a calci, agli incidenti causati da un gruppo di teppisti che affittano un’auto per una settimana a folle velocità on the road. Che ci sia in corso una feroce deumanizzazione della materia vivente tra i giovanissimi che non percepiscono più la differenza tra la realtà e una immagine, e non provano più empatia, è un problema evidente che va affrontato.

Ma in questo scenario tremendo, l’antico fenomeno dello stupro si dota di maggiore ferocia perché sempre più spesso le violenze sessuali sono riprese e le vittime ridotte a trofeo, così la violenza si perpetua all’infinito. Le immagini delle stupro sono vanto da esibire, su Whatsapp o sui social. E cosa che rende ancora peggiore il contesto, come se non ci fosse limite all’abisso della disumanità, sono immagini cercate da migliaia di internauti. È accaduto purtroppo con lo stupro di Palermo.

In un contesto inquietante e complesso come questo, Giambruno e gli ospiti in studio nella puntata del 28 agosto di Diario del Giorno (Bernardini De Pace e Pietro Senaldi) hanno elaborato riflessioni e suggerimenti, secondo loro, molto utili a contrastare il fenomeno al livello dei “consigli della nonna“: “non si accettano le caramelle da sconosciuti”, “non si attraversano strade buie”. Tutto naturalmente preceduto dall’auto dichiarazione di civil pass “lo stupro non si commette” però… “se non bevete e non perdete conoscenza non incontrate il lupo”. Giambruno docet!

Una manipolazione per sparigliare le carte, perpetuare l’inversione di responsabilità e che serve a non nominare chi sia il responsabile delle violenze sessuali. Nel 95% dei casi (dati del ministero della Giustizia) l’autore di violenza sessuale è di sesso maschile: ovvero un uomo. Quello che i lupi li ha sterminati e che insieme alle stesse donne ha coltivato quella morale collettiva che inchiodava le vittime sopra le responsabilità degli autori di violenza. Coprendole.

La violenza sessuale è reato contro la persona solo dal 1996, prima era reato perché creava scandalo sociale ma, ancora oggi, il turbamento sociale creato dallo svelamento delle donne che ne sono vittime ricade con astio sulle stesse, in qualche modo ritenute corresponsabili dell’evento. Un modo formidabile per continuare a distrarre la coscienza sociale da una forma di tortura, esemplarmente definita da Vittorino Andreoli: “un omicidio psichico”.

Se si estendesse il suggerimento di Giambruno sui comportamenti atti ad evitare uno stupro, sulla base della mia esperienza ormai pluritrentennale nei centri antiviolenza, vediamo quante cose non dovrebbero fare le donne. Ho accolto donne stuprate sul pianerottolo di casa, in una metà mattina autunnale, mentre rientravano dopo aver fatto la spesa; donne che stavano andando al lavoro nel turno di notte; ragazze che erano andate in bagno alla stazione; ragazze che erano andate a feste di compleanno a casa di amici fidati; una laureata in legge, nello studio legale dove aveva cominciato a fare praticantato; diverse donne nei luoghi di lavoro da medici, professori, giornalisti, titolari di attività varie. E naturalmente donne anziane vittime di chi si doveva curare di loro.
In conclusione, oltre ad evitare di fare la spesa, andare a feste a casa di amici, andare al lavoro, andare in un bagno pubblico, invecchiare… le donne, se proprio dovessimo dare consigli affinché scansino abilmente lo stupro, dovrebbero evitare di sposarsi e di convivere o avere fidanzati.

Il dato è chiaro: il 64% delle violenze sessuali viene commesso da uomini nei confronti di donne con cui hanno relazioni affettive e sentimentali.

Tutti crimini che sono denunciati raramente e che se fossero raccontati sui media non solleciterebbero quel voyeurismo che fa salire l’audience. Parlare seriamente di un fenomeno diffuso e trasversale ad ogni latitudine o classe sociale e nel rispetto delle vittime suscita noia? Addomesticare il cervello dello spettatore medio, con la narrazione della scellerata che va in giro discinta e in preda ai fumi dell’alcol e solletica l’istinto animale dello stupratore trasformandolo in lupo mannaro, fa salire l’audience? È questo il motivo della banalizzazione continua dello stupro? Oppure è ancora forte la tendenza ad erotizzare lo stupro perché questo è il nostro immaginario? Fino al punto che diventa difficile non assumere il punto di vista dello stupratore che racconta balle a se stesso, “la carne è carne”, per giustificarsi.

Quanto più diventa forte la denuncia sociale sulle violenze sessuali, tanto più la televisione riempie quel vuoto cosmico di ignoranza e scarsa coscienza con i peggiori luoghi comuni. Andrea Giambruno è uno dei tanti ma anche Bruno Vespa e Massimo Giletti hanno dato il loro contributo in quei salotti di intrattenimento televisivo che hanno fatto stracci dell’informazione sulla pelle di quelle donne che ci sono passate, propalando perle di misoginia.

Tutto questo non aiuta a scardinare i miti tossici sulla virilità e non crea nessuna riflessione sulla sessualità maschile, che da possibilità di relazione si fa dominio. Causa questa sì, non l’alcol, di violenze ordinarie che si declinano in tanti modi. Dalle forme più feroci come lo stupro, a quelle apparentemente goliardiche, come le chat per soli maschi di quelle agenzie pubblicitarie, dove si deumanizzavano le colleghe fantasticando di pratiche sessuali con cui svilirle. E in quegli ambienti ci furono anche violenze e ricatti sessuali. Ve lo ricordate ancora o lo avete dimenticato? Ne parlò Massimo Guastini all’inizio di questa estate di amara incoscienza.

Quel Me too italiano subito affossato. Già! E l’alcol non c’entrava. C’entrava la sottocultura dello stupro. Sempre quella.

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