Ad aprile era stato il Financial Times a svelare che i 20 obici forniti dall’Italia all’Ucraina non erano funzionanti, quello che era apparso come materiale bellico da rottamare invece è stato in parte rimesso in funzione. Come rivale l’edizione ucraina di Forbes ripreso da Euromaidan press i semoventi potrebbero essere molti di più: 120. Intanto la Marconi Industrial Services, un’azienda privata italiana di Mantova, come riferisce appunto la testata Usa ha riparato gratuitamente sette obici semoventi M109 per le Forze Armate ucraine. A parlare con i cronisti è il rappresentante dell’azienda in Ucraina, Armen Melik che ha appunto parlato di 120 obici. A meno che non si sia trattato di un errore di traduzione della conversazione, il numero dei semoventi forniti è 6 volte quello ufficialmente noto.

La notizia della riparazione degli obici era stata già diffusa a maggio dal Kyivpost, cioè la stampa ucraina di lingua inglese, “sono stati già riparati, e sono operativi sul campo di battaglia”. E anche i mezzi fossero un centinaio era noto perché proprio fonti del ministero della Difesa a maggio avevano fatto sapere che semoventi M109L prima dell’invio erano stati affidati “per la manutenzione, a una ditta statunitense per rimetterli in condizioni di funzionare. Potrebbe essere stato proprio nel passaggio della manutenzione il problema. In ogni caso gli invii dall’Italia, le cui liste sono state compilate già dal governo precedente, contano un centinaio di mezzi”.

Il manager ha spiegato che l’iniziativa di riparare gli obici è stata dei militari ucraini. “Hanno appreso che avrebbero ricevuto degli obici, ma non funzionanti, e mi hanno chiesto di aiutarli a ripararli. Di conseguenza, sono riuscito a trovare i fondi per ripararne addirittura sette, anche se loro ne avevano chiesti quattro”, ha rivelato Melik. Quindi gli obici sono stati rimessi a nuovo in Italia per un costo di circa 3 milioni di euro ognuno. L’amministratore delegato di Marconi Angelo Adriano, contattato da Forbes, ha dichiarato che l’azienda è pronta a fornire ulteriore supporto tecnico per gli obici, a fornire pezzi di ricambio e ad effettuare ulteriori ammodernamenti. Il New York Times ha riferito che l’Ucraina aveva ricevuto armi difettose per un valore di 800 milioni di dollari, tra cui sistemi di artiglieria semovente M109L italiani.

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