Yevgheny Prigozhin è morto. Il test del Dna effettuato dal Comitato investigativo russo sui morti dell’incidente aereo dello scorso 23 agosto ha confermato l’identità di tutti i passeggeri coinvolti: a bordo c’era anche il fondatore della compagnia Wagner.

I risultati degli esami genetici molecolari sono stati citati dalle agenzie di stampa russe, compresa la Tass. Tutti i passeggeri dati per morti dopo lo schianto avvenuto nella regione di Tver sono stati confermati. “Nell’ambito delle indagini sull’incidente aereo sono stati completati gli esami genetici molecolari. Sulla base dei loro risultati è stata stabilita l’identità di tutti e 10 i morti, che corrispondono all’elenco riportato sul foglio di volo”, ha reso noto il comitato. In precedenza, l’Agenzia federale russa per il trasporto aereo aveva riferito che Prigozhin era indicato nell’elenco dei passeggeri, ma mancava, appunto, l’identificazione finale.

All’indomani dell’incidente gli interrogativi sulla morte del capo della Wagner erano diversi. C’era veramente Prigozhin a bordo dell’areo o no? L’incidente è stato solo un diversivo? A seminare dubbi, oltre al propagandista numero uno del Cremlino, Vladimir Soloyev, che aveva inizialmente accusato gli ucraini e i loro alleati di “diffondere un falso messaggio sulla morte di Prigozhin”, salvo poi fare marcia indietro allineandosi alla versione “ufficiale”, anche la passione del capo della Wagner per le parrucche e i travestimenti, i tanti passaporti mostrati dalla tv russa dopo le perquisizioni nelle sue residenze seguite al fallito golpe e il fatto che in almeno un’occasione avrebbe usato un sosia.

Inoltre Prigozhin era già stato dato per morto una volta, nel 2019, quando nella repubblica democratica del Congo era precipitato un aereo da trasporto An-72 a bordo del quale si disse che c’erano due russi. Uno dei due doveva essere lui, ma ricomparve tre giorni dopo. Senza dimenticare che, al momento dell’incidente, c’era un altro aereo che volava nei cieli russi, sempre di proprietà di Prigozhin, atterrato poi a Mosca.

Insomma tanti interrogativi che ora, però, i test genetici sembrerebbero sciogliere. Eppure, secondo uno dei membri della compagnia militare privata, citato dal sito indipendente Meduza, il capo della Wagner si era convinto di averla fatta franca nonostante il tentato ammutinamento a fine giugno. Pochi giorni dopo la rivolta della compagnia, con tanto di marcia verso Mosca, Prigozhin aveva subìto una sfuriata da Vladimir Putin, durante un incontro al Cremlino: tre ore di grida finite poi, almeno così sembrava, in un nulla di fatto.

Intanto a Mosca pensano già al dopo di lui. Negli ambienti vicini all’intelligence circola voce che il nuovo capo della Wagner sarà il “mercante di morte”, Viktor Bout, oggetto di uno scambio gestito direttamente dal Cremlino dopo l’arresto pretestuoso della cestista americana Brittney Griner.

E mentre il Comitato investigativo effettuava gli ultimi esami, critiche velenose sono arrivate dai media russi alla figlia di Prigozhin, Polina, che, nonostante la morte del padre, continua a mantenere come foto profilo dei suoi social uno scatto che la ritrae sorridente e felice, appena scesa da un aereo aziendale del padre. “Ora, dopo l’incidente aereo nella regione di Tver, in cui ha perso la vita il fondatore della Wagner sembra strano e spaventoso” il sorriso di Polina, commenta impietoso il Moskovsky Komsomolets che pubblica l’immagine di una giovane slanciata con i capelli raccolti, occhiali scuri, tacchi, avvolta in un vestito nero sopra il ginocchio, radiosa. Polina, figlia maggiore di Prigozhin, pubblicava spesso foto dal jet aziendale del papà insieme con il fratello Pavel – racconta la testata -, ricordando che la giovane donna fin dall’infanzia ha dimostrato di avere successo negli sport equestri e in età adulta è entrata nell’azienda di famiglia.

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