“L’unico modo per portare vivo fuori dal carcere Julian Assange è parlarne, discuterne, partecipare alle campagne come quella di Amnesty International. L’opinione pubblica è la sola speranza, non ce n’è un’altra. Non possiamo salvarlo con gli avvocati, anche se ha i migliori al mondo, oppure chiedendo al Parlamento europeo di esprimersi sul suo caso”. È un passaggio dell’intervento che Alessandro Di Battista ha fatto al festival Rototom Sunsplash in Spagna, l’appuntamento reggae più importante d’Europa che quest’anno ha deciso di dedicare un panel del forum social a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks in carcere da 12 anni. Insieme a Di Battista l’eurodeputata del Movimento 5 stelle, Sabrina Pignedoli, che ha candidato Assange al premio Sacharov dell’Unione europea, e Joseph Farrell, ambasciatore di WikiLeaks. “La sua libertà – ha aggiunto Di Battista – è collegata alla nostra, e se passerà la sua vita in prigione per noi finirà la possibilità di avere informazioni su questioni molto importanti”. L’unica cosa da fare “è cercare di parlare ovunque di questo scandalo che si sta consumando nell’ipotetica libera Europa”. Di Battista è anche autore di un monologo teatrale (qui le prossime date), intitolato “Assange. Colpirne uno per educarne cento”, che ripercorre a teatro le incredibili vicende del fondatore del sito WikiLeaks incarcerato per aver fatto il suo lavoro: dare notizie. Dalla pubblicazione dei documenti segreti che provano i crimini di guerra di diverse nazioni, Stati Uniti in testa, alle denunce subite passando per gli anni da rifugiato politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra fino all’arresto e alla detenzione nel carcere inglese di massima sicurezza di Belmarsh.

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