Rimasti per giorni senza i propri bagagli, costretti a indossare indumenti estivi a temperature gelide, senza prodotti di prima necessità come pannolini o assorbenti. È quanto accaduto a circa duecento crocieristi in viaggio tra i fiordi norvegesi sulla nave Costa Firenze. E se al secondo giorno di navigazione il gruppo di passeggeri spagnoli è riuscito a recuperare le proprie valigie grazie alla compagnia aerea Iberia, ai 47 partecipanti italiani è stata di giorno in giorno rimandata una soluzione sul recupero dei bagagli, mai arrivati in tempo utile per godere del viaggio. Agli sfortunati passeggeri è stato consegnato un kit di sopravvivenza contenente spazzolino da denti, dentifricio, un pettine e un paio di mutande mentre nei giorni i disagi sono andati accumulandosi. La responsabilità dello smarrimento, secondo quanto riporta La Stampa, è in capo alla compagnia aerea bulgara Elektra Airways che ha gestito una delle tappe del viaggio, anche se l’origine del volo è l’aeroporto di Milano Malpensa. Ma i passeggeri se la prendono anche con la compagnia: “Noi il pacchetto l’abbiamo acquistato da Costa“, sottolineano.

“C’erano bambini con la febbre, coppie che litigavano. Durante una cena siamo dovuti andare noi passeggeri a pietire di tavolo in tavolo degli assorbenti per tre ragazze che avevano il ciclo”, racconta una passeggera al quotidiano torinese. “A cena sono scesa con i miei pantaloncini corti e il personale mi ha rispedito indietro dicendomi che non era un abbigliamento consono. Ho dovuto indossare un paio di pantaloni di mio figlio lasciandomeli slacciati sul davanti”. Una neo mamma, racconta un’altra testimone, “aveva finito i pochi pannolini che aveva portato nel bagaglio a mano. Ha chiesto di poter fare un annuncio a tutta la nave, gliel’hanno negato. Poi si è arrangiata”. Un’altra ragazza, invece, “ha avuto un attacco di panico perché aveva dei medicinali nella propria valigia. Per farsene dare altri ha dovuto sottoporsi a una visita medica a bordo e pagarsela 130 euro”.

Scene come queste, stando ai racconti, si ripetevano in un crescendo di assurdità, tanto che a un certo punto Costa Crociere ha deciso di concedere ai 47 turisti senza bagagli un buono da quattrocento euro da spendere nei negozi all’interno della nave. “Era facile riconoscerci”, ironizza una passeggera, “eravamo vestiti tutti Calvin Klein o Hilfiger, qualcuno era riuscito a recuperare dei pile e delle giacche dell’equipaggio”. Le taglie però sono finite immediatamente, visto all’alto numero di richieste, oltre al fatto che le boutique griffate non erano ovviamente in grado di rispondere ad ogni necessità. “A un certo punto ci hanno anche detto che non prendevano più gli scontrini perché era scaduto il tempo“, ha proseguito la donna,” ho dovuto litigare per farmeli accettare”.

La compagnia crocieristica ha difeso la propria posizione affermando di essersi “subito attivata per cercare di far arrivare i bagagli dall’aeroporto di Malpensa, aeroporto di origine del volo, in una delle tappe previste della crociera. Purtroppo, per ragioni operative indipendenti dalla volontà di Costa, questo non è stato possibile. Inoltre, Costa ha immediatamente offerto assistenza ai suoi ospiti arrivati a bordo senza bagaglio, cercando di mitigare questo spiacevole inconveniente: per permettere a questi ospiti di acquistare i propri beni personali in sostituzione di quelli non recapitati, è stato offerto loro un rimborso per ogni bagaglio non consegnato”. Tuttavia, i passeggeri hanno lamentato le informazioni contraddittorie fornite dallo staff: “Ci hanno detto che i bagagli erano tutti fermi a Oslo“, ma in seguito si è scoperto che non era così. Alla penultima tappa del viaggio, a Copenhagen, un paio di passeggeri decidono così di provare a recarsi al servizio Lost and found dell’aeroporto danese e, per puro caso, “abbiamo scoperto che le nostre valigie erano lì, nemmeno in un deposito, ma abbandonate su due carrelli in un angolo dell’aeroporto. Abbiamo recuperato le nostre due valigie e abbiamo girato un filmato delle altre inviandolo agli altri passeggeri nel caso riconoscessero il loro bagaglio. Così 14 persone hanno potuto recuperarlo. Ma ci sono persone che, a tutt’oggi, non sanno ancora dove si trovino le loro valigie”.

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